Due persone con mascherina stanno pulendo i banchi di scuola.
sistemazione di una classe

Contrariamente a quanto accade in Italia, dove le scuole riapriranno addirittura in settembre, la Svizzera da oggi riparte.

Da quel primo caso risalente allo scorso 25 febbraio a oggi, le discussioni attorno all’educazione scolastica sono state quasi all’ordine del giorno. Il motivo centrale è stato uno solo: chiudere o non chiudere?

I momenti di tensione non sono mancati, così come i dietrofront, e le opinioni differenti non mancheranno neppure da oggi, perché non tutti sono convinti che il ritorno in aula in questo modo sia la cosa giusta. Lugano e Locarno hanno sin da subito manifestato il loro malcontento, ma negli ultimi giorni sembra abbiano deciso di allinearsi alle linee guida dettate dal Governo cantonale.

La situazione del Covid19 in Svizzera

Gli effetti del coronavirus si sentiranno per anni in Svizzera, pronostica il presidente della direzione generale della Banca nazionale (BNS). Dal canto suo, il capo della task-force Covid-19 teme il rischio di un nuovo aumento dei contagi con i vasti allentamenti del confinamento che prenderanno il via lunedì.

In Svizzera si potrà di nuovo andare in bar e ristoranti da oggi 11 maggio, ma i clienti saranno invitati, seppur non obbligati, a lasciare i loro numeri di telefono. (Keystone / Georgios Kefalas)

Alla vigilia della seconda fase del cammino della Svizzera verso la normalità dopo il lockdown per lottare contro la diffusione dei contagi da coronavirus, il capo del gruppo di lavoro della Confederazione Covid-19 Matthias Egger ha espresso la propria apprensione alla Radiotelevisione pubblica della Svizzera tedesca SRF. Le sue preoccupazioni sono fra l’altro legate a un possibile non rispetto delle regole in vigore. “Rispettate le regole”, ha ribadito lanciando un monito a tutti i cittadini. “Non è ancora finita”. 

Oltre alle gravi conseguenze sul piano sanitario, una seconda ondata epidemica avrebbe ripercussioni catastrofiche sull’economia elvetica, rileva Il presidente della direzione generale della BNS, Thomas Jordan in un’intervista ai domenicali Le Matin Dimanche e SonntagsZeitung. Occorre assolutamente impedire questo per evitare danni supplementari all’economia svizzera, già estremamente provata.

L’attività dell’economia svizzera attualmente raggiunge solo il 70%-80% circa dei livelli normali. Ciò comporta costi che vanno dagli undici ai 17 miliardi di franchi al mese. Molti forse non possono nemmeno immaginare cosa significano queste cifre per il benessere della Svizzera, afferma il PDG della BNS.

Inizialmente era ancora possibile ipotizzare che a un brusco crollo avrebbe fatto seguito una rapida ripresa, in modo che entro la fine dell’anno il prodotto interno lordo sarebbe tornato allo stesso livello di inizio anno. Ora, però, sta diventando evidente che i postumi della crisi non scompariranno tanto presto.

Se l’economia svizzera non si riprendesse rapidamente, è possibile che si perdano aziende sane – e relativi posti di lavoro – che sarebbero sopravvissute a una normale recessione, mette in guardia Thomas Jordan.

Ogni paese mette in pratica le proprie prevenzioni, speriamo che fra tutti si riesca a fermare la pandemia.

fonte

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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