andrea chenierla prima alla Scala parla della rivoluzione una parola ormai desueta

 Le due parole più dimenticate dalla nostra Età senza grandezza

 

Erano 32 anni che l’opera di Giordano non andava in scena alla Scala, ed aveva 32 anni Andrea Chénier allorché la ghigliottina pose fine alla sua vita generosa, esposta, coraggiosa, di tutto il coraggio che serve per scrivere male, malissimo, dei giacobini durante il Terrore: «Il giorno della loro morte sarà un giorno di festa e d’allegria pubblica. Gridano ovunque che la patria è in pericolo; questo è purtroppo vero, e continuerà ad essere vero finché loro esisteranno».

Aveva questo vezzo: esecrare l’eccesso quando l’Eccesso regnava. Quando Robespierre, detto “il romano” per le virtù oratorie e “l’Incorruttibile” per le virtù morali imperava su uomini, donne, su cose, su tutto: tranne sulla sua vita, che gli fu tolta, due giorni dopo.

Questa è la Rivoluzione: rimescolare le carte nel sangue fino alla vittoria. La vittoria del popolo? Sì, all’apparenza sì. Ma solo finché fremono i cuori per la battaglia, perché poi giunge sempre la Restaurazione, giunge sempre «il Dio che agisce nella Storia», che viene da chiedersi: prima, dov’era?

E la risposta più logica è che era anche lì, nelle teste ruzzolanti dal patibolo, perché, se non lo credi, la Provvidenza, per te, non è ma stata. Oppure, lo puoi scegliere, oppure ascrivi la violenza della storia al demoniaco, che è poi una maniera per entrare diritti in quel dualismo Luce/Tenebra che il rassicurante cattolicesimo da duemila anni si affanna a nascondere.

Ma torniamo all’opera della prima scaligera: la scena più coinvolgente? Senza dubbio l’ultima. Andrea e l’amata Maddalena che antivedono la morte che vien dal sol come l’Aurora e che scorgono in quella morte insieme l’Infinito. Oh, ma queste sono cose letterarie! Oh ma questa è solo poesia! E che andiamo cercando nella vita: prosa?

Edoardo Varini  Editore

FONTE

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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