di Cesare Sacchetti

Il tumulto appare essere la “norma” di queste concitate settimane in Europa.

La strategia del caos pianificatonon ha fatto nemmeno in tempo a sobillare disordini in quattro distinti teatri quali quelli della Siria, della Corea, dell’Ucraina e della Georgia, che arrivano già nuove notizie di tentativi di golpe in atto.

E’ quello che sta accadendo in Romania, laddove ieri la Corte costituzionale del Paese si è pronunciata sulla “invalidità” delle elezioni svoltesi due settimane orsono per presunte ingerenze russe.

Si può vedere ormai ad occhio nudo tutta l’ipocrisia della quale sono intrise le democrazie liberali Occidentali, le quali quando il risultato uscito dalle urne non soddisfa più gli interessi dei gestori di tali sistemi politici, non hanno remora alcuna a dire che le elezioni sono una frode e che il Cremlino è entrato nella testa degli elettori per far votare loro il partito più gradito a Mosca.

Ci si confronta ancora una volta con la stessa evidenza. La democrazia liberale non è stata fatta per il popolo, ma per le élite massoniche e finanziarie che già dopo l’infausta rivoluzione francese scelsero tale sistema perché era semplicemente il migliore per poter fare i loro interessi.

I popoli ormai dovrebbero averlo capito, poiché quando vedono che non c’è una vera offerta politica che possa in qualche modo fare gli interessi della patria, allora si astengono dal voto, saturi della farsa, e quando vedono invece che c’è qualche offerta che forse può tirarli fuori dalla dittatura delle oligarchie finanziarie, allora magicamente le elezioni non sono regolari.

E’ una roulette truccata. Non ha importanza quale numero si punti, è sempre il banco “democratico” a decidere quale numero deve uscire quando la pallina smette di girare.

Georgescu ancora non ha espresso una posizione ufficiale sulla decisione dei togati rumeni, ma si dubita che se ne resti con le mani in mano, mentre il sistema giudiziario del Paese tenta di soffiargli una elezione che probabilmente avrebbe vinto a mani basse, e non di certo per le fantomatiche ingerenze russe, utilizzate anche per il colpo di Stato contro Trump, noto come Spygate.

La decisione dei togati rumeni appare comunque un errore, perché se si voterà nuovamente, e se non ci sarà frode elettorale, il consenso di Georgescu salirà ancora più in alto, e allora ai vari cospiratori Euro-Atlantici non resterà che tentare un’altra operazione come quella tentata contro il primo ministro slovacco, Robert Fico, miracolosamente scampato ad un attentato contro la sua vita negli scorsi mesi, e sorte simile stava purtroppo toccando a Viktor Orban, anche se l’intelligence ungherese, per fortuna, è riuscita a sventare i piani di uccidere il premier magiaro.

Non sembra però essere abbastanza agli occhi di questa centrale del caos che ormai ha il sangue agli occhi e cerca di difendere il sempre più fragile fortino dell’UE.

L’Unione europea giù di suo appare funestata da una grave crisi interna, se si pensa che i due Paesi sulle cui deboli spalle si reggeva tutta la baracca comunitaria, Francia e Germania, sono investite da gravi crisi politiche, e uno dei due, la Germania, tornerà certamente al voto nei mesi prossimi, mentre l’altro, cerca di prendere tempo attraverso i tentativi di Macron di prolungare la legislatura nonostante la sfiducia del primo ministro Barnier.

Sembra chiaro che i sistemi liberal-democratici europei sono arrivati all’ultimo stadio della loro esistenza, e nulla c’è da fare per tenerli in vita.

Qualsiasi tentativo di invertire la rotta è una forma di accanimento terapeutico che alla fine sortisce effetti radicalmente opposti.

Il piano dei servizi francesi e inglesi per una nuova Gladio

Nonostante questo, si è visto, di logica non se ne trova dalle parti dell’UE e della NATO, e per tentare di arrestare o rallentare la crisi dell’UE e della liberal-democrazia, si apre il vecchio manuale delle destabilizzazione politica utilizzato il secolo scorso per tenere l’Italia e i Paesi europei nel recinto della NATO.

L’informazione è giunta dagli ambienti della intelligence serba. I servizi segreti inglesi e francesi, i famigerati MI6 e DGSE, avrebbero allo studio una nuova strategia della tensione europea.

I due apparati di intelligence avrebbero in mente una sorta di Stay Behind 2.0, la famigerata Gladio che al tempo della Prima Repubblica aveva lo scopo di entrare in azione qualora ci fosse stata una invasione dell’URSS nell’Europa Occidentale.

In realtà i gladiatori non avevano tanto questo scopo, quanto quello di aiutare i servizi Occidentali a mettere in atto quegli attentati terroristici messi ufficialmente in atto da varie sigle terroristiche, quali le BR e i NAR, ma dietro le quali c’erano in realtà gli apparati dei servizi.

A dimostrazione della congiuntura tra servizi e terrorismo, si pensi soltanto a questa clamorosa evenienza omessa dalla storiografia ufficiale.

I due leader delle BR e dei NAR, Mario Moretti e Giusva Fioravanti, scelsero entrambi come base operativa non solo lo stesso indirizzo ma anche lo stesso condominio di via Gradoli 96, dove la stragrande maggioranza degli appartamenti era intestata a società di copertura del SISDE.

Mario Moretti, “leader” delle BR ai tempi del sequestro Moro

Il terrorismo viveva a fianco della porta dei servizi, e i secondi non pensavano di certo a recare disturbo al primo, poiché questo serviva a realizzare gli scopi che la NATO aveva più a cuore.

Serviva seminare una scia di sangue e di terrore nel Paese, senza la quale, agli occhi dei suoi ispiratori, non ci sarebbe stata quella necessaria pressione verso l’Italia e verso quegli uomini politici, quali Aldo Moro, che mettevano a rischio gli interessi atlantici e che aspiravano un domani a portare fuori il Paese dalla gabbia Euro-Atlantica e dall’armistizio di Cassibile, attraverso il quale il generale Castellano consegnò le chiavi della sovranità ai padroni dell’anglosfera nel 1943.

Erano anni molto diversi quelli perché all’epoca gli Stati Uniti erano pienamente a guardia dell’impero sul quale si fondava la supremazia atlantica e quella delle varie lobby sioniste che hanno scritto la politica estera di Washington.

La fase attuale è molto differente. Washington e Bruxelles si sono separate dopo l’inizio dell’era Trump, e adesso gli Stati Uniti sono passati dall’essere il protettore dell’Unione europea a nemico del blocco comunitario, considerato come un intralcio per il ritorno agli Stati nazionali.

L’UE è, in altre parole, l’ultima spiaggia ed è per questo che i peones di tale sistema come Carlo Calenda si sono agitati tanto quando hanno visto il ritorno ufficiale di Trump e quando hanno appreso delle crisi tedesche e francesi.

Si cerca di difendere l’ultimo bunker, ma questo ormai è devastato dalle crepe e gli avversari marciano verso di esso in ogni direzione.

La disperata situazione non sembra però aver dissuaso le intelligence francesi e inglesi che avrebbero appunto deciso di giocarsi la carta della recrudescenza della vecchia strategia della tensione che presumibilmente, se dovesse riuscire, dovrebbe manifestarsi nei prossimi mesi.

Non sembra però essere abbastanza agli occhi di questa centrale del caos che ormai ha il sangue agli occhi e cerca di difendere il sempre più fragile fortino dell’UE.

L’Unione europea giù di suo appare funestata da una grave crisi interna, se si pensa che i due Paesi sulle cui deboli spalle si reggeva tutta la baracca comunitaria, Francia e Germania, sono investite da gravi crisi politiche, e uno dei due, la Germania, tornerà certamente al voto nei mesi prossimi, mentre l’altro, cerca di prendere tempo attraverso i tentativi di Macron di prolungare la legislatura nonostante la sfiducia del primo ministro Barnier.

Sembra chiaro che i sistemi liberal-democratici europei sono arrivati all’ultimo stadio della loro esistenza, e nulla c’è da fare per tenerli in vita.

Qualsiasi tentativo di invertire la rotta è una forma di accanimento terapeutico che alla fine sortisce effetti radicalmente opposti.

Il piano dei servizi francesi e inglesi per una nuova Gladio

Nonostante questo, si è visto, di logica non se ne trova dalle parti dell’UE e della NATO, e per tentare di arrestare o rallentare la crisi dell’UE e della liberal-democrazia, si apre il vecchio manuale delle destabilizzazione politica utilizzato il secolo scorso per tenere l’Italia e i Paesi europei nel recinto della NATO.

L’informazione è giunta dagli ambienti della intelligence serba. I servizi segreti inglesi e francesi, i famigerati MI6 e DGSE, avrebbero allo studio una nuova strategia della tensione europea.

I due apparati di intelligence avrebbero in mente una sorta di Stay Behind 2.0, la famigerata Gladio che al tempo della Prima Repubblica aveva lo scopo di entrare in azione qualora ci fosse stata una invasione dell’URSS nell’Europa Occidentale.

In realtà i gladiatori non avevano tanto questo scopo, quanto quello di aiutare i servizi Occidentali a mettere in atto quegli attentati terroristici messi ufficialmente in atto da varie sigle terroristiche, quali le BR e i NAR, ma dietro le quali c’erano in realtà gli apparati dei servizi.

A dimostrazione della congiuntura tra servizi e terrorismo, si pensi soltanto a questa clamorosa evenienza omessa dalla storiografia ufficiale.

I due leader delle BR e dei NAR, Mario Moretti e Giusva Fioravanti, scelsero entrambi come base operativa non solo lo stesso indirizzo ma anche lo stesso condominio di via Gradoli 96, dove la stragrande maggioranza degli appartamenti era intestata a società di copertura del SISDE.

Mario Moretti, “leader” delle BR ai tempi del sequestro Moro

Il terrorismo viveva a fianco della porta dei servizi, e i secondi non pensavano di certo a recare disturbo al primo, poiché questo serviva a realizzare gli scopi che la NATO aveva più a cuore.

Serviva seminare una scia di sangue e di terrore nel Paese, senza la quale, agli occhi dei suoi ispiratori, non ci sarebbe stata quella necessaria pressione verso l’Italia e verso quegli uomini politici, quali Aldo Moro, che mettevano a rischio gli interessi atlantici e che aspiravano un domani a portare fuori il Paese dalla gabbia Euro-Atlantica e dall’armistizio di Cassibile, attraverso il quale il generale Castellano consegnò le chiavi della sovranità ai padroni dell’anglosfera nel 1943.

Erano anni molto diversi quelli perché all’epoca gli Stati Uniti erano pienamente a guardia dell’impero sul quale si fondava la supremazia atlantica e quella delle varie lobby sioniste che hanno scritto la politica estera di Washington.

La fase attuale è molto differente. Washington e Bruxelles si sono separate dopo l’inizio dell’era Trump, e adesso gli Stati Uniti sono passati dall’essere il protettore dell’Unione europea a nemico del blocco comunitario, considerato come un intralcio per il ritorno agli Stati nazionali.

L’UE è, in altre parole, l’ultima spiaggia ed è per questo che i peones di tale sistema come Carlo Calenda si sono agitati tanto quando hanno visto il ritorno ufficiale di Trump e quando hanno appreso delle crisi tedesche e francesi.

Si cerca di difendere l’ultimo bunker, ma questo ormai è devastato dalle crepe e gli avversari marciano verso di esso in ogni direzione.

La disperata situazione non sembra però aver dissuaso le intelligence francesi e inglesi che avrebbero appunto deciso di giocarsi la carta della recrudescenza della vecchia strategia della tensione che presumibilmente, se dovesse riuscire, dovrebbe manifestarsi nei prossimi mesi.

Fonte

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale