Con l’approvazione del decreto Calderoli, che ora si avvia al suo iter parlamentare, il Governo accelera sull’autonomia differenziata delle regioni in ambito sanitario e sulla strada della privatizzazione, uccidendo definitivamente la Sanità Pubblica che fino a 30 anni fa era un’eccellenza del nostro Paese.

L’inizio della fine per il nostro Sistema Sanitario Nazionale infatti è il 2001 in quell’anno viene approvata la riforma del titolo V della Costituzione che ribalta il rapporto tra Stato Centrale e Autonomie Locali. Da quel momento in poi vengono elencate le competenze specifiche dello Stato Centrale e vengono invece definite le materie oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Gli ambiti sono molteplici. Citiamo per brevità quelli che riguardano la vita quotidiana di tutti noi come: sanità, istruzione, lavoro, rapporti internazionali e con la Ue, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.

Nel 2000 il Sistema Sanitario Nazionale italiano era il secondo al mondo per efficienza dopo quello francese. A vent’anni di distanza, spingendo l’acceleratore su autonomie e investendo meno, per gran parte della popolazione un diritto si sta trasformando nemmeno troppo lentamente in un privilegio. Con buona pace della nostra Costituzione.

Sabato infatti sono scese 14 mila persone in piazza per la difesa della sanità pubblica a Vicenza, un piccolo segnale molto importante per dire che il popolo italiano lotta ancora per i propri diritti.

Di THEMILANER

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