Recensione di Gabriele Missaglia


Doveva essere una intro, ma il libro di Marina Lora Ronco scorre tra le mani come musica. È una danza a cui non ci si può sottrarre, che è in grado di farti provare gioia, rabbia, tristezza e quella strana angoscia che ti spinge indietro e ti fa scomparire nel divano o nella sedia. Insomma, è un libro che cattura: nonostante le sue duecento pagine, che per me sono tante, sono stato risucchiato nell’intreccio e l’ho finito mega veloce. .

La storia infatti a mio avviso è proprio l’elemento di forza di questo romanzo: parla di una vita famigliare, il cui nucleo è diviso per incomprensioni e per una dipendenza, la ludopatia, che la consuma poco a poco alla maniera di una fiamma che si mangia una foresta.

Il pregio della trama è farti vivere in prima persona i desideri, le speranze e le paure di Margherita che cerca di toppare come può una vita che le sfugge di mano: un po’ per colpa sua, un po’ del marito, un po’ anche della sorte. Un personaggio però che merita di essere apprezzato perchè è resistente quanto il ferro. .

Dal punto di vista della stuttura, di sicuro Marina è stata in grado di intrecciare un romanzo coeso, le cui parti formano un apparato chiaro e funzionale alla storia, che le permette di raccontarci a tutto tondo i protagonisti e di farci immedesimare in loro. Dal punto di vista della tecnica: buona, elegante. Molto interessante la voce narrante scelta, il tu. Quasi l’autrice si stesse rivolgendo direttamente al lettore.

A mio modo di vedere però, benchè questa scelta sia fresca e originale, doveva essere accompagnata da qualche indiretto libero o altra tecnica letteraria che permettesse di alleggerire il costante richiamo alla seconda persona: delle volte l’ho trovato un po’ pesante. . Finale bello, luminoso, che di questi tempi, fa proprio piacere leggere. Quindi si, promosso a pieni voti e consigliato.

Gabriele Missaglia

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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