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La paura del contagio riesuma termini che si credevano estinti: “untore”, “infetto”, “quarantena”, e ci sono anche i monattidi

Tanti di noi, almeno coloro che sono credenti, hanno pensato che tutto ciò che sta succedendo a causa del coronavirus sia da imputare ad un castigo divino per una umanità che si distingue per la sua cattiveria…. certamente non sarà così, ma l’argomento merita una riflessione.

Dalla Bibbia a Camus, da Boccaccio a Manzoni, le “piaghe“, le pestilenze, le punizioni di Dio (o della Provvidenza) accompagnano da sempre il genere umano. Il racconto drammatico delle “dieci piaghe d’Egitto“, forse il passo più celebre dell’Esodo, riecheggia nell’incubo della peste declinato in chiave moderna da Camus, in chiave medievale, liberatoria e anticonformista da Boccaccio, in chiave religiosa (ma una religione più vicina al mondo protestante che alla Roma papale) da Manzoni.

Ed è impossibile non pensare a queste e ad altre reminiscenze leggendo in questo turbolento inizio di 2020 le notizie del mondo. Il coronavirus che sta dilagando in Cina e terrorizzando il mondo intero ha fatto riscoprire a un’umanità occidentale abituata da oltre un secolo a vivere nella ‘comfort zone’ fatta di farmaci, antibiotici e scoperte tecnologiche miracolose, l’incubo del morbo. Riesumando termini polverosi, degni appunto del Decameron o delle pagine più terribili e furenti dei Promessi Sposi.

I cinesi in giro per le città italiane diventano loro malgrado, agli occhi di pochi beceri, gli “untori“. Per evitare il contagio si mettono intere città in quarantena, proprio come nel Medioevo, con la differenza sostanziale che la Firenze di Petrarca e Boccaccio contava poche decine di migliaia di abitanti terrorizzati, mentre Wuhan, cuore dell’epidemia di Covid-19, raggruppa qualcosa come 11 milioni di persone. Ma le strade deserte, il terrore, i nuovi “monatti” pur nella modernissima tenuta bianca di biocontenimento, capaci anche, come intravisto in video choc sfuggiti alla censura cinese, di trascinare via con la forza sospetti “infetti” dalle loro case, sono più vicini al medioevo che ai tempi moderni.

E come nel medioevo, indifferenti all’età dei Lumi, alla rivoluzione industriale e scientifica, in una parola alla “modernità”, i social sfornano a ritmi frenetici le più svariate ipotesi. Si va dall’animale vettore del virus, passato dal classico topo portatore di peste (in realtà erano le pulci del topo, ma i nostri antenati c’erano comunque andati vicino) alla ridda di serpenti, pipistrelli, persino gli esotici pangolini, di cui da settimane si parla come presunti colpevoli del nuovo contagio. E come nel medioevo, non si sa ancora con precisione “come” il virus colpisce, se solamente attraverso le goccioline del respiro (dagli starnuti in giù) o anche sulle superfici, persino dopo giorni. O addirittura via aria, con Hong Kong che rivive l’incubo del 2002 quando in un palazzo due persone rimasero colpite dalla Sars, si disse, per via dei tubi di scarico dell’edificio. 

Ed è medioevo puro anche la nave da crociera Diamond Princess, da una settimana ferma in quarantena con migliaia di passeggeri dentro, dove i contagi sono schizzati a 218 pur senza contatti l’uno con l’altro. Tempi lunghi di incubazione o il virus è riuscito a superare, per esempio attraverso l’aria condizionata, le porte chiuse delle cabine dove da giorni gli “appestati” scrutano (ri-scrutati) il molo pieno di giornalisti, telecamere e medici?  

Ma l’emergenza coronavirus ha fatto passare in secondo piano un dramma che sta, negli stessi giorni, colpendo l’Africa: un’invasione record di locuste. Troppo facile in questo caso il ricordo della Bibbia: ​”Se tu rifiuti di lasciar andare il mio popolo – minacciava Dio al Faraone d’Egitto reo di tenere in schiavitù il popolo ebraico – domani farò venire le cavallette su tutto il tuo paese. Esse copriranno la superficie del paese e non si potrà vedere il suolo; divoreranno il resto che è scampato, ciò che è stato lasciato dalla grandine e divoreranno ogni albero che cresce nei campi. Riempiranno le tue case, le case di tutti i tuoi servitori e le case di tutti gli Egiziani, come né i tuoi padri né i padri dei tuoi padri videro mai, dal giorno che furono sulla terra, fino ad oggi”.

Una profezia spaventosamente accurata rileggendo le cronache di queste settimane: non è l’Egitto ma il Corno d’Africa, ma il quadro è simile. La migrazione dei voraci insetti ha pochi precedenti: si parla di un numero tra i 100 e i 200 miliardi di esemplari, secondo l’Onu. Una massa scura gigantesca, grande come centinaia di campi di calcio, capace di divorare praticamente tutto quello che incontra: ​fili d’erba, foglie, alberi, coltivazioni, eliminando il cibo che servirebbe a sfamare 90 milioni di persone. Partita dallo Yemen, l’invasione ha colpito l’Africa orientale, e in particolare Kenya, Somalia ed Etiopia. Dove ci sono 13 milioni di persone che rischiano di morire di fame. Ma stavolta non pioverà nessuna manna dal cielo, purtroppo: serviranno decine di milioni di euro per fronteggiare l’emergenza.
 FONTE

Di the milaner

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