Il libro “Dal Profondo dei nostri cuori” è uscito il 15 gennaio 2020 in Francia portando le firme di Benedetto XVI e di Robet Sarah cardinale e Prefetto della Congregazione per il Culto divino, questo libro entrerà nella storia perchè contiene un monito a Papa Francesco, un invito a non procedere con la teoria del matrimonio dei preti.

Benedetto XVI

Ecco la traduzione dell’articolo di Le Figaro fatta da DogmaTV.

Quasi sei anni dopo la sua rinuncia al trono di San Pietro, l’11 febbraio 2013, il Papa emerito Benedetto XVI, 92 anni, esce dal suo silenzio per chiedere a papa Francesco di non intraprendere il cammino di ordinazione al sacerdozio di uomini sposati. Insieme al cardinale Robert Sarah, di origine guineana, hanno scritto un libro intitolato Des Profondeurs de nos Cœurs, pubblicato per la prima volta in francese il 15 gennaio da Fayard’s. Le Figaro è stato in grado di ottenerlo in esclusiva per tutto il mondo.

Questa iniziativa assume un carattere storico a causa della stessa gravità delle parole di Papa Emerito Benedetto XVI e del peso della sua autorità di teologo. Due volte, nel 2017 su questioni liturgiche, poi nella primavera del 2019 sull’analisi della crisi della pedofilia, Benedetto XVI aveva pubblicamente – ma molto discretamente – preso la penna. Ciò che denuncia oggi ha una portata completamente diversa: considera compromesso il futuro della Chiesa cattolica latina se si tocca il celibato sacerdotale, uno dei suoi pilastri.

Il libro è quindi un motivo molto strutturato che giustifica il celibato sacerdotale, ma anche un potente messaggio di sostegno per i sacerdoti, che i due autori vedono “confusi dall’incessante messa in discussione del loro celibato consacrato”. A loro sono dedicate anche le 175 pagine: “In omaggio ai sacerdoti di tutto il mondo”. Presentano due testi, sostanziali, accessibili e molto robusti, uno per la penna dell’emerito Papa, l’altro per il cardinale, che co-firmano introduzione e conclusione.

Al contrario, nessuna aggressione o controversia appare in queste pagine contro l’attuale pontefice romano. Il papa emerito e il prelato africano si presentano come due “vescovi” in “obbedienza filiale a papa Francesco” che “cercano la verità” in uno “spirito di amore per l’unità della Chiesa”. Scrivono, quindi, prendendo le distanze dall’”ideologia” che “divide”. O anche “litigi di persone, manovre politiche, giochi di potere, manipolazioni ideologiche e aspre critiche che giocano il gioco del diavolo, il divisore, il padre delle menzogne”.

Attenzione

Ma non nascondono nemmeno la loro impossibilità di “tacere”: “Silere non possum! Non riesco a tenere la bocca chiusa”, affermano con fermezza, citando Sant’Agostino. In particolare dopo “lo strano sinodo dei media”, dedicato lo scorso ottobre all’Amazzonia, che ha effettivamente votato, a maggioranza dei due terzi, la proposta di ordinare diaconi permanenti al sacerdozio, quindi uomini sposati, a per compensare la mancanza di ministri della religione in Amazzonia. In questo, chiedono a tutta la Chiesa di non essere “colpita” da “cattive richieste, produzioni teatrali, menzogne malvagie, errori alla moda che vogliono svalutare il celibato sacerdotale”.

Papa Francesco pubblicherà nelle prossime settimane l’esortazione apostolica post-sinodale che dovrebbe formalizzare questa misura. A meno che non esegua il backup, sarebbe una sorpresa. Se Francesco ha sempre sostenuto pubblicamente il celibato sacerdotale, è anche aperto a un’eccezionale soluzione locale per rispondere alla crisi delle vocazioni. Un’idea alla quale il cardinale Sarah, nelle sue conclusioni, lo spinge a rinunciare: “Esiste un legame ontologico-sacramentale tra sacerdozio e celibato. Qualsiasi indebolimento di questo legame costituirebbe una riconsiderazione del magistero del concilio e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Chiedo umilmente a Papa Francesco di proteggerci definitivamente da tale eventualità ponendo il veto a qualsiasi indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche limitato all’una o all’altra regione ”.

La possibilità di ordinare uomini sposati rappresenterebbe una catastrofe pastorale

Cardinale Robert Sarah

Questo stesso cardinale – che ha seguito tutto il lavoro del sinodo sull’Amazzonia, sin da quando era membro – avverte anche: “La possibilità di ordinare uomini sposati rappresenterebbe una catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un oscuramento nella comprensione del sacerdozio”. Aggiunge con Benedetto XVI, nelle loro conclusioni, che “l’ordinazione sacerdotale porta all’identificazione con Cristo. Certamente, la sostanziale efficacia del ministero rimane indipendente dalla santità del ministro, ma non si può ignorare la straordinaria fecondità prodotta dalla santità dei sacerdoti”.

I due prelati non sottovalutano in alcun modo la difficoltà di vivere questo celibato. Lo riconoscono più volte e arrivano fino a dare consigli concreti ai sacerdoti. Ma questo non è ai loro occhi un motivo per abbandonare questa disciplina. Certo, non è un dogma, come sostenuto dagli avversari del celibato, che dimostrano, date dei consigli in mano, che la Chiesa cattolica avrebbe impiegato quindici secoli per imporre questa misura ai sacerdoti. E, secondo loro, è tempo di consentire loro di sposarsi di nuovo, soprattutto nel contesto di una crisi legata all’abuso sessuale.

Argomenti magistrali

La risposta a questa grande obiezione è il cuore pulsante del libro. E Benedetto XVI offre un magistrale argomento teologico. Attinge alle radici ebraiche del cristianesimo in cui i sacerdoti erano già “separati”, respinge nel passare le tesi di Lutero e dimostra che il sacerdozio e il celibato sono uniti dalla “nuova alleanza” di Dio con l’umanità, operati da Gesù, la cui totale oblazione è il modello stesso del sacerdote.

Questa “astinenza ontologica” non è, scrive, “un disprezzo per la corporeità e la sessualità”. Ma una scelta deliberata, insiste, spiegando che, anche “nella vecchia Chiesa”, quindi nel primo millennio, “gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell’ordine solo se avessero prommesso di rispettare l’astinenza sessuale con la moglie”, sul modello di San Giuseppe.

Il cardinale Sarah, d’altra parte, difende il celibato sacerdotale con grande ardore, essendo particolarmente commosso da “molti sacerdoti disorientati, disturbati e colpiti nel profondo della loro vita spirituale dalle domande violente della dottrina della Chiesa”.

Ha quindi proposto una “riflessione pacifica e orante sulla realtà spirituale del sacramento dell’ordine”, basata su trenta argomenti teologici, storici, pastorali e sperimentali. Punto di forza del libro, in cui tutta la sua autorità e la sua esperienza di “figlio d’Africa”, nato animista, esprimono la convinzione che solo la “radicalità evangelica” attira: “Nella Chiesa, le crisi sono sempre superate da un tornare alla radicalità del Vangelo e non mediante l’adozione di criteri mondani ”. A riprova, “la fioritura delle Chiese africane”. Quindi è come dare “sacerdoti di seconda classe” ai “popoli dell’Amazzonia”? chiede. “Non priviamoli della pienezza del sacerdozio. Non priviamoli del vero significato dell’Eucaristia”, chiede.

Come queste prese di posizioni saranno accolte da Francesco? Accetterà di aprire un vero dibattito? Rifiutandolo a rischio di un pesante attacco? O soffocandolo con complimenti gentili? Francesco non ha mai risposto ai cardinali che avevano espresso pubblicamente dubbi sulle conclusioni del sinodo sulla famiglia riguardo ai divorziati risposati … Può chiudere allo stesso modo la porta al papa emerito?

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Di the milaner

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