Covid proteste Dpcm

Mentre in tutto il Paese le proteste stanno montando, una timida opposizione fa capolino, invece non dovrebbe essere timida dovrebbe gridare con forza che i DPCM devono terminare, che il Parlamento deve dire la sua su decisioni di tale importanza, che è ingiusto penalizzare ristoranti e bar dopo che avevano adeguato le loro strutture alla prevenzione del contagio. Riportiamo le dichiarazioni di Meloni e Toti e speriamo che ne seguano altre.

Fratelli d’Italia chiede “ai Presidenti di Camera e Senato che il presidente del Consiglio Conte venga in Parlamento per riferire sull’ultimo Dpcm, varato lo scorso 24 ottobre, non attraverso una semplice informativa ma con comunicazioni su cui il Parlamento avrà la possibilità di esprimersi attraverso un voto”.

“Camera e Senato non possono continuare ad essere considerate come il palcoscenico per le passerelle del presidente del Consiglio – spiegano i presidenti FdI di Senato e Camera, Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida – Rivendichiamo il diritto del Parlamento di esprimersi sui provvedimenti varati dal governo, di presentare proposte e magari anche di correggere o bocciare la linea intrapresa finora, cosi’ come stabilisce la Costituzione”.

“Inoltre, chiediamo che il presidente Conte fornisca i numeri, le cifre e i dati in base ai quali ha deciso le misure contenute nell’ultimo Dpcm. E pretendiamo di conoscere anche i contenuti del decreto per il ristoro dei danni: quante saranno le risorse stanziate per dare ristoro alle categorie produttive, colpite dalle ultime chiusure, e soprattutto la tempistica. La situazione sociale ed economica è così grave, come confermano anche le manifestazioni di protesta di cittadini e categorie produttive, che non è piu’ tempo di promesse e annunci come accaduto finora e di cui ancora continuiamo a pagarne le conseguenze”, concludono gli esponenti di Fratelli d’Italia.

Con un’intervista al Corriere della Sera, Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, pone tre condizioni nel caso chi sta al governo “immaginasse di volerci trascinare nel loro fallimento, adesso che la situazione è ormai fuori controllo”. “Primo, servono regole di ingaggio trasparenti, chi fa cosa e come. Secondo, il governo deve ammettere che l’efficacia della propria azione è stata nulla e abolire i provvedimenti sbagliati. Terzo, va stabilito fin d’ora, con garanzia del capo dello Stato, che appena usciti dall’immediata emergenza si torna a votare”, detta l’agenda Meloni.

E precisa: “Qui di difficile, anzi di insopportabile, c’è il modo in cui questo governo ha gestito l’emergenza. Da otto mesi navigano a vista, con il premier Conte che fa Dpcm ogni 4 giorni ben attento ad apparire in tivù nel weekend per parlare agli italiani nel prime time, ora scaricano su intere filiere produttive le loro responsabilità, senza portare alcuna evidenza scientifica sulle responsabilità del contagio da parte di quei settori”.

Ma “il problema non è la singola misura, è che non si ha idea delle priorità e si manda sul lastrico la gente senza dare alcun ristoro” e “finché non sappiamo le cifre parliamo del nulla. Il ristoro deve essere totale. E deve prevedere anche il risarcimento per chiunque abbia speso soldi, tanti, per adeguarsi ai protocolli richiesti che ora vengono considerati inadeguati”. Quindi Meloni si dice pronta “a organizzare un presidio permanente davanti a Palazzo Chigi per ascoltare le ragioni di chi sta perdendo tutto, tre parlamentari di FdI che sono anche ristoratori sono pronti allo sciopero della fame finché non sarà chiaro quanti soldi vanno a chi”, promette.

“Colpiti sempre i soliti e la protesta rischia di crescere”. Il governatore della Liguria Giovanni Toti si dice “preoccupato dallo sviluppo della pandemia e dalla mole di pazienti negli ospedali” e in un’intervista a Repubblica dichiara: “La pressione sulle terapie intensive non è emergenziale e il tasso di mortalità è più basso” ma “alla fine il rischio è che il prezzo più salato di questa seconda ondata lo paghino sempre gli stessi: ristoratori, proprietari e lavoratori di bar e locali”.

E aggiunge: “Si fa presto a dire cancelliamo il superfluo”. In una seconda intervista alla Stampa, Toti osserva: “Resto convinto che sarebbero più utili misure per proteggere o lasciare a casa le persone più fragili, gli anziani e chi convive con varie patologie” e a tale proposito propone di “segmentare la popolazione per proteggere quelle persone” come se si facessero dei lockdown a carattere anagrafico. Ma ammette: “Non siamo mai arrivati a questo punto di discussione”.

Di the milaner

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