Ci sono voluti dieci anni per preparare l’esposizione dedicata ai 500 anni della morte del genio toscano, avvenuta proprio in Francia
Al Louvre è tutto pronto per l’apertura, il 24 ottobre, della più grande mostra-evento mai organizzata su Leonardo da Vinci, per la quale il museo più visitato al mondo si aspetta un numero di visitatori record, 7 mila al giorno. Ci sono voluti 10 anni per preparare festeggiamenti degni di questo nome per il cinquecentenario della morte del genio toscano del Rinascimento italiano, avvenuta proprio in Francia, nella Loira, il 2 maggio 1519, a corte del re Francesco I.
La mostra viene presentata dai media francesi come “quasi impossibile, almeno quanto la Brexit”, ironizza la stampa d’Oltralpe, facendo riferimento alla complessa organizzazione decennale che ha rischiato di naufragare a causa “della peggiore crisi diplomatica dalla Seconda Guerra mondiale tra Francia e Italia”, in riferimento alle tensioni tra il presidente Emmanuel Macron e il governo di coalizione Lega Nord – Cinque Stelle. Oltre alle difficoltà diplomatiche, hanno gravato anche quelle tecniche e logistiche per ottenere opere cruciali dai più grandi musei del mondo, richieste almeno 4 anni fa. In tutto saranno riunite 120 opere prestate da altri musei francesi, dall’Italia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti.
Salvator Mundi, di Leonardo da Vinci
Le grandi incognite: Salvator Mundi e Uomo vitruviano
A pochi giorni dall’apertura, il suspense rimane per il tanto discusso e costosissimo Salvator Mundi: lo spazio assegnato c’è, ma per ora rimane vuoto e i curatori sperano che il quadro – di cui non si conosce con certezza l’identità degli attuali proprietari, dopo il suo acquisto nel 2017 dal principe saudita Mohammed bin Salman – arrivi in tempo per l’inaugurazione. Assente per il momento anche “l’Uomo vitruviano” – il fragile studio delle proporzioni del corpo umano – ma dopo il recente via libera della giustizia italiana il trasferimento del disegno da Venezia a Parigi sarebbe in corso.
Al di là della presenza, o meno, di queste due opere, l’attesa mostra è già considerata un evento record: è la più costosa mai organizzata in Francia ed è la prima volta che saranno riunite così tante opere di Leonardo, tra disegni, scritti, schizzi, manoscritti, sculture e dipinti.
Fulcro dell’esposizione, allestita nella hall Napoleon – ingresso principale sotto la piramide – sono proprio i dipinti. Leonardo ne ha realizzati pochi, quelli rimasti sono 15/20 e in mostra dovrebbero essere 11, di cui 5 sono di proprietà del Louvre, che possiede anche 22 suoi disegni. I sei prestati sono “Madonna Benois” dall’Ermitage, “San Girolamo” dal Vaticano, “Ritratto di musico” dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, “La Scapigliata” dalla Galleria Nazionale di Parma, e due versioni della “Madonna dei Fusi” (o dell’Aspo) di una collezione privata e dalla Galleria nazionale di Edimburgo. Grandi assenti, a causa della loro fragilità, le tre opere di proprietà della Galleria degli Uffizi di Firenze.
I curatori hanno spiegato che l’interesse di Leonardo per la scienza – in particolare astronomia, matematica e botanica – non è stata una digressione dall’arte ma è centrale per raggiungere la perfezione nelle sue tele. Quindi per loro, nonostante le poche tele dipinte,tutta la sua vita e la sua opera ruotano in realtà intorno alla pittura: in certi casi andava avanti a lavorare anche più di 15 anni sulla stessa opera.
Leonardo da Vinci La Gioconda Monna Lisa – afp
La Gioconda resterà al suo posto
Un realismo sbalorditivo che trova il punto più alto nei ritratti firmati dal genio visionario: la Gioconda, Ritratto di dama (Belle Ferronière), San Giovanni Battista. “Ha un’abilità nel dipingere cose e persone non solo dall’esterno ma riesce anche a far vedere quello che c’è all’interno: il movimento e la vibrazione della vita, le emozioni interne” ha sottolineato Louis Frank, uno dei curatori della mostra, con Vincent Delieuvin. Dopo accese polemiche, per non turbare il pubblico la Gioconda rimarrà al suo solito posto, essendo uno dei principali punto di interesse dei 30 mila visitatori giornalieri del Louvre, anche perché lo spazio nel quale è stata allestita la mostra non consente di riceverne più di 7 mila al giorno. Per la prima volta verrà regalata una esperienza virtuale che riguarda proprio lei, la Gioconda. Per visitare la mostra la prenotazione è obbligatorio e, finora, i biglietti prenotati sono già 180 mila.
L’altra novità dell’esposizione riguarda l’approccio scelto dai curatori che hanno organizzato il percorso seguendo alcuni principi chiave: rilievo luce-ombra, libertà, interesse scientifico, ritratti e vita dei personaggi. Finora le principali mostre dedicate a Leonardo hanno invece optato per un approccio canonico, seguendo i sei periodi cronologici della sua carriera e i suoi spostamenti geografici.
La mostra si apre con il gruppo statuario dell’Incredulità di San Tommaso, di Andrea del Verrocchio, di cui Leonardo fu allievo da giovane a Firenze. Per i curatori è proprio dall’osservazione di quella scultura dal piglio così pittorico che Leonardo iniziò a dipingere volendo trasmettere il senso del movimento. Ma il vero ‘stacco’ avvenne intorno al 1478, quando Leonardo approfondisce ulteriormente la lezione del Verrocchio attraverso una libertà dello spirito e della mano capaci di negare la perfezione della forma, dando vita alla composizione istintiva, di cui tele come la «Vergine delle rocce», il «Ritratto di musico» e il «Ritratto di dama» (Belle Ferronnière) sono esempi interessanti, tutti e tre presenti nella mostra.
Leonardo da Vinci
“La cosa più difficile di tutte è stata capire Leonardo da Vinci. La preparazione scientifica, il lavoro sui documenti d’archivio, lo studio di Leonardo stesso è stato molto più complesso rispetto agli aspetti diplomatici e logistici della mostra” hanno detto i due curatori. Il lavoro preparatorio è consistito nell’analisi della biografia scritta dallo storico dell’arte Giorgio Vasari nel XVI secolo, nella nuova analisi scientifica delle pitture di proprietà del Louvre, oltre al restauro di tre tele: “Sant’Anna”, “Ritratto di dama” e “San Giovanni Battista”.
Altra caratteristica dell’esposizione: il ricorso per vari capolavori esposti – anche per “Sant’Anna, la Vergine e il bambino con l’agnellino” – di riflettografie infrarosse che indicano cosa ci sia sotto l’ultimo strato di pittura, mostrando l’intero processo creativo di Leonardo, in genere lungo, contorto, sinuoso e con possibili ripensamenti a partire dal primo schizzo.
Grazie a questa tecnologia sono stati scoperti dettagli inediti sulla realizzazione della “Vergine delle rocce” – di cui una copia è al Louvre e l’altra alla National Gallery di Londra – che forniscono un’altra spiegazione sulla presunta causa del rifiuto della prima versione commissionata. Sotto, i restauratori hanno ritrovato la stessa versione del dipinto originale, senza che l’angelo puntasse il dito su Giovanni Battista, cambiata da Leonardo all’ultimo momento. “La nuova storia su questa tela ci ha aiutato a capire ancora meglio la sua personalità artistica: quella di un perfezionista, che non ha realizzato molti dipinti ma si sforzava di trovare sempre la miglior composizione e la più bella esecuzione pittorica” ha concluso Delieuvin.