• Il collega Andrea Scanzi ha scritto la sua opinione sulla crisi di Governo, molte delle “cose” sono condivisibili.

È un post lungo, diviso per giunta in tre parti, ma qui non ho volutamente scritto nulla di politico a luglio e agosto e ora devo recuperare. Ricordate sempre che qui è vietato criticare, anche con garbo, e commentare senza avere letto TUTTO l’articolo. I commenti “da tifosi” saranno i primi a essere fucilati. Augh.

  1. La “politica” attuale mi appassiona come una colonscopia effettuata da un Black&Decker oltremodo rotante. La mia disistima è totale per (quasi) tutto e tutti. Nessun partito e/o movimento escluso.
    1 bis. Sul Salvimaio ci ho preso in pieno. Libro e spettacolo. Avevo previsto, nei dettagli, tutto. Proprio tutto. Pure troppo.
  2. Criticare i 5 Stelle perché sono passati dalla Lega al Pd significa parlare per sentito dire e non sapere nulla di nulla. In quanto movimento post-ideologico, il M5S è una forza ontologicamente zoccola. O se preferite dichiaratamente bagascia. Di Maio lo ha ripetuto sia prima che dopo il voto del 2018: “Se prendiamo il 40% governiamo da soli, altrimenti governiamo con chi ci sta e permette la realizzazione di (parte del) nostro programma”. Chi li ha votati lo sapeva o doveva saperlo: tutti per loro erano buoni, tranne Berlusconi e Meloni. Non solo: dopo il voto, Di Maio aggiunse che il primo interlocutore era il Pd (con cui era già stato trovato l’accordo prima che la Sciagura di Rignano lo facesse saltare da Fazio) e il secondo era la Lega. Quindi lo Zingamaio è lecito tanto quanto il Salvimaio. Anche di più.
  3. Quindi vuol dire che questo governo (se nascerà) mi piacerà? Proprio no. Sperando d’esser stupito in positivo, cosa che non mi capita dal ’75, un governo che nasce (se nasce) da una cureggina di Renzi e che vede in cabina di regia uno come Marcucci non sarà mai il mio governo. Ho altre perversioni. Per fortuna.
  4. I duri&puri (di questa fava) che allignano tra i 5 Stelle, oltre a non sapere cosa significhi “allignare”, fanno più danni della grandine. Come del resto ogni “massimalista”. Ora tali beccacce gravide di sentenze fatue dicono che, con l’accordo col Pd, i” 5 Stelle sono morti”. Ehi, fenomeni: i 5 Stelle erano GIA’ morti. L’esperienza con Salvini è stata – al di là di alcune leggi meritoriamente approvate – vieppiù raggelante: avete votato alcune porcate per cui dovreste sputarvi in faccia da soli (Decreto Sicurezza 1 e bis) e dopo le Europee è stato PATETICO vedere (quasi) TUTTI i 5 Stelle di vertice fare i pavidi e pregare perché Capitan Lardini non facesse saltare tutto. Da fine maggio osservarvi sembrava un miserabile suicidio in slow motion che vi ha regalato la Waterloo di fine maggio, e che vi avrebbe condotto all’estinzione totale senza l’harakiri tordo di Salvini. Peggio di prima è impossibile (forse).
  5. I 5 Stelle dovrebbero ringraziare in eterno il Ciambellone Polentone: come ha scritto Tosi (aiuto: ho citato Tosi!!!), aprendo ad agosto la crisi più idiota del mondo tra un rutto e un mojito, non solo Salvini ha realizzato la quintessenza della cazzata totale (roba da leggenda imperitura): ha pure ridato vita a un M5S morente, che grazie al delirio salviniano è tornato di colpo al centro della scena. Infatti, nel sondaggio Ipsos di ieri sul Corriere della Sera, il M5S ha guadagnato 7 punti in 30 giorni. Dovreste erigergli un movimento, cari 5 Stelle.
    5 bis) Se Di Maio e Zingaretti faranno saltare il governo ancor prima della sua nascita, dovranno vergognarsi anche solo a uscire di casa. Se Di Maio e Zingaretti riusciranno (ammesso che riescano a partire) a litigare più del Salvimaio, avranno colpe storiche indelebili. E se permetteranno al peggiore centrodestra d’Europa di eleggere il nuovo Capo dello Stato, cadendo quindi prima del 2022, saranno per sempre empi e imperdonabili.
  6. Non ho mai visto, Picierno a parte (ma lei non fa testo), una persona sbagliare tutto come Salvini ad agosto. Caso umano vero: lo studieranno nei libri di testo come apoteosi del tafazzismo. Un luminare tonno della mossa Kansas City. Capitan Reflusso ha sbagliato tempi, modi, tutto. Per poi ridursi a mendicare la rinascita del governo che lui aveva fatto saltare, fidandosi pure di Zingaretti e Renzi: che ghiebbo! #matteostaisereno.
    6 bis) Nella sua bulimia ossessiva (ma questo magna sempre?), il poro Salvini si è rimangiato ottocento volte anche le sue stesse parole, coprendosi d’ulteriore ridicolo. Ha dato la colpa della crisi (che ha generato lui) al mondo cinico e baro che gli vuole male, arrivando poi a manifestare il 19 ottobre contro chi ha fatto cadere il governo (cioè contro se stesso). Ma stai a letto la mattina e fasciati i piedi, grullo!
  7. Salvini, che non ha mai lavorato in vita sua e che occupa una poltrona politica dal lontano 1993, ora ha pure l’ardire di accusare gli altri di poltronismo. Idolo. Se M5S e Pd fossero bravi e svegli, lo terrebbero in naftalina quattro anni, durante i quali questa ennesima sbornia scema per il solito ganassa passerebbe a tanti italici. Ma ovviamente non accadrà, perché tutto è dolore e morte.
  8. Dopo il tradimento vile e sommamente abietto di cui si è reso protagonista, Salvini non merita né mai meriterà alcuna stima. (Neanche prima, lo so). Va zimbellato, irriso e perculato in ogni modo: non fa paura, fa ridere. Non è il nuovo fascista: è l’ennesimo cazzaro. Ed è un mentitore seriale. Va chiamato “traditore”, ma pure “bischero” gold e “citrullo” deluxe. Scegliete voi quella che preferite (vanno bene anche tutte). Io, nel dubbio, lo chiamerò “Dittatore dello Stato Libero di Papeete”.
    8 bis. Ha ragione Grillo: “È un’occasione unica”. Non (solo) per M5S e Pd: per il paese.
  9. La demolizione certosina e meticolosa operata a suo danno da Conte, per parole e per modi, è stata una mirabile macellazione dialettica a cielo aperto. Mai vista una simile esecuzione politica in tivù. Sangue ovunque. Il grand guignol. La mattanza. Mettete a letto i bambini, Dio mio.
  10. Tanti (quasi tutti) trattarono Conte al suo esordio come il poro merda. Onestà intellettuale imporrebbe oggi a lorsignori oggi di ammettere l’errore. Peraltro legittimo. Molti lo hanno fatto. Gli altri si chiamano Saviano e sono troppo impegnati a tromboneggiare dall’alto di questa fava lessa per ammettere di aver sbagliato. Con rispetto parlando, gentile Roberto, con la tua dilettantesca teatralità a casaccio e la tua retorica bolsa d’accatto mi hai davvero sfrangiato a sangue le gonadi. Mi sono proprio cadute in mille pezzi, e sì che ci tenevo. Per quanto involontariamente, sei uno dei più grandi alleati di Salvini: vedi di accorgertene, tra una messa laica e L’ALTRA.

SECONDA PARTE

È vietato criticare, anche con garbo, e commentare senza avere letto TUTTO l’articolo. I commenti “da tifosi” saranno i primi a essere fucilati.

  1. I meno convinti dello Zingamaio sono proprio Zingaretti e Di Maio. Ammesso che nasca, come diavolo fa a durare una roba così? (Spero di sbagliare)
  2. Ed è questo il punto: lo Zingamaio è il male minore, ma è pur sempre un male. Potrebbe funzionare solo se durasse, e durasse bene, almeno fino al 2022 (dopo l’elezione del Capo dello Stato); se i ministri fossero tutti (o quasi tutti) galantuomini; se per una volta queste due forze si sforzassero di operare per il bene comune; se Renzi (e i suoi cortigiani) non ne sabotassero ogni mossa; e se Di Maio la smettesse con questo suo voler essere tutto (leader, ministro, vicepresidente, stocazzo) senza essere fino in fondo nulla. Allora sarebbe meraviglioso. Ma sono tutte ipotetiche del quarto tipo. Moriremo tutti.
  3. Dicono: “Eh, ma M5S e Pd si sono accordati solo in funzione anti-salviniana, che vergogna!”. “Solo”? “Solo”?? “Solo”??? E’ un motivo politicamente e costituzionalmente lecitissimo. Figurati se voglio essere corretto con uno come Capitan Lardini. Fosse per me dovrebbero pure sabotargli le dirette Facebook trasmettendo al loro posto la Sagra del Gladiolo Smunto, dopo la pugnalata agostana che ha rifilato non tanto a Di Maio (stica) quanto al paese. E’ SACROSANTO fare un governo anche “solo” col compito di disinnescare Salvini, e con lui il peggiore centrodestra d’Europa. Andare al voto adesso significa regalare a questo (questo!!!!) centrodestra la maggioranza assoluta e probabilmente i 2/3 del Parlamento. Potrebbero votare il nuovo Presidente della Repubblica. Di più: potrebbero riscrivere la Costituzione, tramutando il paese in repubblica presidenziale. Potrebbero fare TUTTO. Voi lo vorreste? Io no.
    13 bis) E’ un’ipotesi agghiacciante, che M5S e Pd vogliono scongiurare. Giustamente. Ma se lo Zingamaio non funziona (e non funzionerà) e salta tutto a breve (e salterà), Salvini tornerà ancora più forte. E la frittata sarà totale. Chi lo riesumererà, avrà colpe bibliche.
  4. A Renzi del Paese non interessa nulla. Nulla di nulla. Renzi era e resta un’espressione pateticamente comica del peggio del peggio della politica. Ha voluto questo governo per a) salvare le poltrone; b) mettere in difficoltà Normo ZingaMan e riprendersi il partito; c) dividere ancor più i 5 Stelle e maciullarli. Di Zingaretti posso (voglio) fidarmi. Ma fidarsi politicamente di Renzi significa essere politicamente imbecilli.
    14 bis. Figa la foto qua sotto, vero? Trasuda tutta la sensualità lasciva di un totano irrisolto.
  5. Zingaretti (e Repubblica, che in questa fase sembra Libero) voleva pure lui il voto: non perché pensa di vincere, ma perché vuole arrivare secondo e piazzare nel Palazzo tutti i suoi liberandosi della Diversamente Lince di Rignano. Ha subìto questo governo (sempre che nasca). Secondo voi può durare un governo dove la seconda forza che ne fa parte è divisa in mille pezzettini come la Libia e le truppe in Parlamento non obbediscono al segretario ma al suo peggior nemico?
  6. “E allora perché non votare subito?”, mi ripeteranno ora molti grillini, magari gli stessi che prima del martirio alle Europee dicevano “macché sondaggi, siamo sanissimi!” (come no). Perché se andate a votare ora è un miracolo se superate il 15%. E se anche (come sostengono alcuni) prendeste il 20 o il 24% (col cavolo), la destra prenderebbe tutti i collegi uninominali e spopolerebbe maramaldeggiando. Votare ora, per i 5 Stelle, significa morte certa o – se va “bene” – agonia perdurante.
  7. Se davvero qualcuno tra i 5 Stelle voleva tornare con la Lega, quel qualcuno è scemo.
  8. Quindi i 5 Stelle sbagliano a prescindere dalla loro scelta? Non ho detto questo: questo lo dicono quasi tutti in tivù, ed è meraviglioso come i 5 Stelle per certa gente errino sempre: sia che vadano con la Lega, sia che si accasino col Pd, sia che stiano da soli. Una sorta di eterno capro espiatorio perfetto. Non sto dicendo questo: sto dicendo che, a oggi, tutto per i 5 Stelle (e peggio per il paese) è dolore e abominio. La loro è una situazione da “lose lose lose”: oggi hanno scelto l’opzione più saggia e “migliore”, tra le tre possibili, ma allo stato attuale per restare vivi gli serve un miracolo. Un miracolo fatto di coraggio, fortuna, umiltà e dedizione. Si sono infognati in un tombino putrido a fine maggio 2018, accettando di andare con quel brodo della Lega; hanno giocato male le loro carte; e i disastri, festanti, sono arrivati a mitraglia. Per colpe proprie e altrui (media inclusi).
  9. Allargando il concetto dai 5 Stelle al Paese: comunque vada, sarà catastrofe. E perdonate l’ottimismo. Non mi convince lo Zingamaio, mi terrorizza il voto subito, mi avrebbe fatto vomitare un Salvimaio 2. È una situazione straziante: la tempesta perfetta. Siamo in un cul di sac, non può esserci salvezza e (tra un anno o due?) Salvini e i suoi balilla avvizziti son già in rampa di lancio post pisciarci in testa a spaglio. Viva!
  10. A giudicare dal voto osceno che salvò Jabba The Polenta sulla Diciotti, direi che la “base” M5S non giustifica ottimismi indomiti. Se fossi iscritto ai 5 Stelle e votassi su Rousseau, voterei probabilmente “sì” all’accordo col Pd. Con miliardi di dubbi (molti più di quanti ne abbia Travaglio) e la certezza al 97% di fallimento entro un anno, ma votare “no” sarebbe addirittura peggio: significherebbe morire di sicuro (al 178%) tra sevizie, torture, eviscerazioni e scuoiamenti senza anestesia. Tutti come tanti piccoli San Sebastiano, che però aveva mooooolte più palle di noi.
    20 bis) Non si pone comunque il problema: è inconcepibile che io possa anche solo pensare di iscrivermi a qualsivoglia forza politica. Li trovo tutti distanti quando va bene e intrisi di infimo liquame morale quando va male. Not my cup of tea: la politica è schifosa e fa male alla pelle (cit Gaber).
    20 ter) Però di Giuseppe Conte – intervenuto eccezionalmente stamani alla festa del Fatto – ho stima. Lo dicevo durante Salvimaio, lo ripeto adesso. Una brava persona, che di questi tempi è quasi rivoluzionario.

31 cose sulla crisi più idiota del mondo

  • Terza e ultima parte
  1. Ai tanti talebani che sono contro lo Zingamaio, chiedo: mi date un’alternativa migliore? (suicidarsi è troppo facile). E’ la stessa domanda che pongo alla sinistra dura&pura. Datemi, a oggi, un’alternativa che sia diversa dal velleitarismo onanista-segaiolo fine a se stesso (cioè andare a votare per arrivare secondi, terzi o dodicesimi). Datemela, quest’alternativa.
  2. Sto scrivendo troppe parolacce, cazzo!
  3. Molti grillini storcono il naso di fronte ai nomi dei probabili ministri in quota Pd. Certo dovranno porre dei paletti: Rosato ministro, per esempio, sarebbe da vergognarsi. Peggio ancora la Ascani. Voi però, fino a ieri, avete accettato in atarassia le Bongiorno, i Siri e i FONTANA. Quindi, di grazia, gli schifiltosi adesso non potete proprio farli. Neanche di fronte a una De Micheli, che politicamene vale un Gormita letargico ma in confronto a FONTANA sembra quasi accettabile.
    (24. Ho detto “quasi”)
  4. Centinaio ha rivelato con cipiglio ferito che Conte lo ha definito “incompetente”. E’ incredibile constatare quanti meriti abbia questo “Giuseppi” Conte. Daje.
  5. La Meloni fa benissimo a scendere in piazza. È nel suo pieno diritto. Ma il video con la scatoletta di tonno era una peracottarata da galera estetica. E finché accanto a te hai le santanché e i la russa, al massimo puoi andare a zappare le prode in riva al Vingone.
  6. Questa nenia populista del taglio dei parlamentari è pallosa parecchio. Bellina, eh, ma non me ne frega davvero una mazza. Non sposta nulla e le priorità del paese sono ben altre. Il lavoro. La scuola. La sanità pubblica. L’evasione fiscale. Una seria lotta contro la corruzione. Una nuova legge elettorale. Eccetera. Col taglio dei parlamentari, un’idea così caruccia ma effimera che l’ha avuta pure Renzi (senza ovviamente mai farla), al massimo ci faccio il brodo. Condito con la sugna obesa.
    27 bis) Fare aspettare Mattarella per il voto su Rousseau è una roba pietosa. Spiegatemi: Conte (forse) fa il governo, il paese prova a ripartire ma se 24mila talebani cliccano “no” si fa saltare tutto e si va a votare, per consegnare il paese a Capitan Lardini e le sue Frattaglie Rancide? Dai ragazzi, su: è politica, non il circo.
  7. Al Senato i numeri dello Zingamaio sarebbero ballerini come il Prodi 2008: c’mon Turigliatto! Rischiano di essere decisivi i voti dei senatori a vita, Autonomie e Gruppo Misto, compresi Nostra Signora dei Saviano Briosi (Bonino) ed ex grillini tipo l’inaccettabile visitor ciabattato Martelli. C’è pure Casini pronto a entrare nell’esecutivo: vamos! Quelli di Leu vanno coinvolti senza se e senza ma: due nomi su tutti, Fassina e Grasso (il primo purtroppo non ha chance, il secondo spero di sì).
    29) Io alla Difesa vorrei Seppi, agli Esteri la Menca del Poro Beppe e al Viminale il Poro Asciugamano. Però Delrio non è convinto. Spiace.
    30) Di Maio è stato un buon Ministro del Lavoro e (da giugno 2018 in poi) un leader quasi sempre pessimo. Con Salvini ha fatto la figura del chionno, mosse come il “mandato zero” trasudano di putrescente nequizia e aver salvato “l’amico Matteo” sulla Diciotti resterà un’indecenza titanica. Di Maio ha avuto un gran culo nell’essere tradito così maldestramente dall’ex amante politico: stava morendo, senza neanche accorgersene. Se poi è stato certo lodevole (e coraggioso) a dire no al ruolo di Presidente nel Consiglio nel 2018 (a Berlusconi) e l’altro ieri (a Salvini), mi ha onestamente martoriato il sacro glande con questo suo ostinato poltronismo posticcio: merita forse di essere ancora Ministro del Lavoro, ma non merita d’essere viceministro. E i toni da lui usati venerdì sono stati scriteriati. Basta, via.
    30 bis) Bonafede si può confermare. Costa pure. Fraccaro boh. Giulia Grillo boh. Gli altri no. Niente vicepremier. E l’idea di Beppe Grillo (ministri tecnici, sottosegretari politici) mi piace.
    30 ter) Oggi il M5S dipende quasi tutto da Conte: se a Di Maio ciò provoca rosicamenti, ce ne faremo una ragione.
    31) O M5S & Pd ci stupiranno (per una volta) in positivo, e sarebbe (per una volta) davvero bello, oppure tutto sarà ulteriormente destinato a peggiorare. Insomma: siamo a un passo così dalla merda. Però con agio, e tutto sommato medio brio. Viva!

(Prima parte: https://www.facebook.com/226105204072482/posts/2957021414314167?sfns=mo
Seconda parte: https://www.facebook.com/226105204072482/posts/2958584190824556?sfns=mo)

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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