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Violenze, bullismo, stress allertano lo psicologo di quartiere

Problemi familiari o difficoltà a rapportarsi coi vicini di casa, ansie legate al bullismo o allo stress della vita in una metropoli, non importa: bussare allo sportello dello “Psicologo di quartiere” può essere il primo passo per trovare risposte. Il servizio gratuito ha debuttato poco più di due mesi fa nelle zone della città, promosso da Ordine degli psicologi della Lombardia, Comune di Milano e i nove Municipi. Finora sono 70 le persone ricevute negli spazi WeMi dei quartieri e si stima di arrivare a 450 colloqui entro fine novembre. «Ci siamo dati l’obiettivo di portare sempre di più la psicologia nel cuore del tessuto urbano, dentro i quartieri e tra la gente», commenta Riccardo Bettiga, presidente dell’Ordine.

Lo psicologo riceve senza appuntamento negli orari e nei giorni indicati su https://wemi.milano.it/milanofamiglie/uno-psicologo-nel-tuo-quartiere/. «I primi tempi – spiega lo psicologo sociale Armando Toscano, coordinatore del progetto – sono stati dedicati alla promozione del servizio, sia tramite canali istituzionali e sia attraverso quelli informali, come le Social street, pagine Facebook. Per adesso, il maggior numero di accessi si è registrato nei Municipi 2 e 8. Il profilo tipico è di persone in età da lavoro, soprattutto donne, per problematiche diverse. Per esempio legate alla violenza di genere. C’è chi chiede cosa fare se un familiare ha scatti d’ira improvvisi oppure manifesta un disagio perché un fratello o una sorella ha dei problemi psichici ed è seguito da specialisti, ma nessuno si occupa di chi gli sta attorno». Le persone possono parlare sia di problemi personali e sia di questioni riguardanti il proprio quartiere. Lo psicologo allo sportello raccoglie le esigenze e indirizza il cittadino alle strutture che il territorio offre a livello locale, «potenziando così anche la rete di servizi esistente.

Non è un casoche, laddove le reti territoriali sono maggiormente presenti, i bisogni sono più legati a temi del benessere piuttosto che a malesseri cronicizzati». Ma gli sportelli non nascono da zero: c’è un grosso lavoro alle spalle partito nel 2015, con diversi progetti sperimentali grazie ai quali l’Ordine ha incontrato quasi 7mila  cittadini. Tra le emergenze raccolte il fenomeno del bullismo, su cui chiede un intervento il 19% dei milanesi intervistati. È emersa anche la necessità di intervenire sulle nuove forme di dipendenza, in particolare nei Municipi 4 e 8, e di supportare bambini e ragazzi che soffrono di disturbi dell’apprendimento, soprattutto nei Municipi 2 e 6. Stress lavorativo, ansia e attacchi di panico sono tra le problematiche più citate nei Municipi 1 e 3, mentre le violenze di genere sembrano turbare di più i cittadini dei Municipi 6, 8 e 9. Le difficoltà di integrazione sono segnalate soprattutto nei Municipi 4 e 5, mentre quelle legate all’invecchiamento affiorano in particolare nei Municipi 1, 5 e 9.

NdR: Il disagio è reale e palpabile, possibile che l’amministrazione milanese non se ne avveda e adotti provvedimenti adatti ad una maggior sicurezza urbana?

FONTE

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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