È possibile fare in modo che invece la depositino nel terreno? E con quali effetti? Da questa considerazione è partito il team di Joanne Chory, una biologa che ha al suo attivo moltissimi riconoscimenti per le scoperte effettuate nel mondo delle piante e che dopo aver superato i 60 anni, ha deciso di dedicarsi al primo problema del pianeta: il riscaldamento globale. Si tratta, come è noto di ridurre moltissimo le emissioni inquinanti in poco tempo. Ma anche così, lo ha affermato a ottobre per la prima volta il massimo organismo mondiale che si occupa del tema, potrebbe non bastare: occorre levare dall’aria l’anidride carbonica prodotta finora.
Insomma, accanto alla riduzione delle emissioni serve un piano per sbarazzarsi di quello che già c’è. E la Ideal Plant sembra il sogno perfetto. Il rischio è che progetti come questo diventino un alibi per non cambiare modello industriale e stili di vita, sperando che la scienza possa compensare quello che noi non stiamo facendo. Ma la verità è che per riuscire a guarire il pianeta serve una combinazione di interventi molto ambiziosi. E come ha osservato il Financial Times, tra colonizzare Marte e sparare nello spazio un magico aerosol che pulisca l’aria, sperare in una super pianta non sembra proprio il sogno più improbabile.