Viviamo in un’epoca in cui l’opinione è scaltra e diretta, ma i dialoghi scomodi vengono interrotti e neutralizzati. La moda si interroga ed esprime speranze e dissapori attraverso le passerelle.

 

Salvatore Ferragamo

In effetti, l’inizio della celebre settimana ha avuto un esordio inaspettato per la pubblicazione di un articolo firmato dal New York Times sullo sfruttamento delle donne e sul lavoro nero in Puglia. Pettegolezzi già chiacchierati e arginati dalla Camera della Moda, eppure in Italia sono molti i lavori non regolarizzati e non sono chiare le intenzioni del nuovo Governo sulla progettualità del sistema moda.

Parecchi stilisti hanno affermato la propria voce attraverso i capi della primavera/estate 2019. In prima fila Prada, che torna all’eleganza dell’abito con fiocchi minion, stampe optical, pelle, fiori rivisitati e colori pop. Il classico viene sovrapposto per dare un significato sovversivo e per costruire il cambiamento. Salvatore Ferragamo, invece, suggerisce una riflessione sul cambiamento delle modalità e dell’etica del lavoro proponendo “work wear” realizzati con materiali nobili, la nuova idea di lusso caratterizzata da semplicità rivestita da fiori, pelle e frange intrecciate. Dolce&Gabbana favorisce il dialogo nel modo di vestire senza barriere d’età, di sesso, di razza e di taglia, esaltando pois e fiori e facendo sfilare un potpourri di celebrities tra Monica Bellucci, Carla Bruni, Isabella Rossellini, Eva Herzigova ed Emily Ratajkowski.

Un altro tema molto comune e imparziale è quello del viaggio: lo sa bene Emporio Armani, che sceglie come location del défilé l’hangar di Linate colmo di luccichii, vip e destinazione ignote. E poi c’è Fay, che vuole esplorare paesaggi mozzafiato come l’isola di Slit del Mare del Nord con capi tradizionali e moderni, di un’eleganza informale e con un look grafico contraddistinto da righe e capospalla ad ispirazione “work wear”.

 

Antonio Marras

Antonio Marras cambia rotta, ricercando la libertà con la storia della principessa etiope Romanework fatta prigioniera nell’isola dell’Asinara in Sardegna. Parka militari, abiti fiorati e copricapo con piante sono i protagonisti della collezione. Fendi preferisce un viaggio intellettuale nella borghesia medio-alta capitanata da gonne plissé, indumenti in pelle e stampe a fiori. Philosophy di Lorenzo Serafini celebra i viaggi immaginari fra rouches, animalier, pois, righe che si trasformano in realtà e si concretizzano nella giornata di sabato 22 settembre in tre eventi: la sfilata allo negli spazi della Triennale, il Pop Up Store allo Shop Tea Rose e l’after party alla Galleria di Cracco.

Le tendenze della SS 19 ricordano anche gli anni Venti e Ottanta, in cui la femminilità e la determinazione della donna sono la firma del periodo. Lo conferma Alcoolique con abiti drappeggiati e sottovesti tempestate di cristalli, senza scordare l’animalier e il pizzo di sangallo, elemento iconico del marchio. Non di meno è Simonetta Ravizza, con le gonne a frange Gatsby o l’allure di Moschino con capi ornati da fiocchi e stoffe di scarabocchi a pennarello, un po’ cinematografiche e un po’ 80’s.

Un’ulteriore macrocategoria di trend comprende elementi come fiori, pois, righe, animalier, frange, pizzi, pelle e fiocchi che descrivono una cartolina italiana romantica e spensierata trasposta poi nei brand Luisa Beccaria, Vivettae Dondup.

Si è consapevoli che la moda non ha più l’influenza di una volta e che i tempi non sono chiari. C’è chi reagisce e chi si rassegna. Tuttavia occorre ricordare che non c’è nulla da perdere, ma tanto da conquistare quando si è pragmatici.

Di the milaner

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