La stagione delle piogge era arrivata. La natura lussureggiante scoppiava di salute! Degli alberi giganteschi di Ficus Elastica sul lungomare della città protendevano le loro radici aeree verso il torrente che scaricava con furia migliaia di litri d’acqua al secondo nella baia. Il colore marrone della terra trasportata arrivava a centinaia di metri dentro il mare creando una mezzaluna nel verde dell’estuario del Gabon. Lungo le rocce poste a salvaguardia della costa bambini mezzi nudi cercavano negli anfratti granchi e lumachine, e le loro grida mi giungevano attutite dal rumore della risacca. Due piante ciclopiche di Dracaena fragrans altrimenti detta tronchetto della felicità, si ergevano a poca distanza dall’altro lato della strada, probabilmente alte 6 metri, occupavano una superficie di un centinaio di metri quadri . Guardavo fuori dal finestrino dell’auto quella mattina mentre mi stavo dirigendo all’aeroporto per andare a Franceville, una città dell’interno dove la società aveva una base logistica molto grande. Negli anni, Salcost Gabon aveva costruito moltissimo in quella zona e quindi il campo base era molto esteso. Sulla falsariga di quanto era già successo in Sierra Leone, il campo era stato abbandonato perché i lavori erano finiti e in attesa di riprendere le attività la società aveva lasciato sul posto un geometra italiano che aveva l’incarico di recuperare le somme relative al pagamento di alcuni lavori. Il mio incarico invece era quello di realizzare la vendita del campo e di recuperare quanti più denari possibile e chiudere le attività. La situazione in Gabon era di recessione economica, in seguito alla caduta del prezzo del petrolio primo prodotto di esportazione e quindi bisognava cercare di recuperare tutti i crediti esigibili, pagare i fornitori e sperare di cadere in piedi. Era una bella sfida, ma io mi stavo dando molto da fare. Forte dell’esperienza col gatto e la volpe, avevo iniziato ormai a muovermi a mio agio. Partivo carico di speranze.
La società aveva lavorato molto a Franceville anche con dei clienti privati, non solo con il governo. Anzi direi che i lavori effettuati per conto del governo spesso facevano riferimento a personaggi dell’entourage del presidente, vedi ministri viceministri, direttori generali, etc. etc. in altre parole se per esempio avevamo costruito un ospedale, sicuramente il ministro della salute ci aveva commissionato anche la costruzione della sua villa da 1200 mq nelle alture prospicienti la città, oppure se avevamo vinto l’appalto per la costruzione dello stadio e delle infrastrutture sportive della città, il ministro dello sport ci aveva eletto a sua impresa privata per una lottizzazione da 220 abitazioni nell’area a sud della città….e così via…. Credo che sia evidente che andare a sollecitare il pagamento di una tranche dei lavori effettuati sulla villa del ministro tal dei tali che è anche quello che ti deve approvare il pagamento degli stati di avanzamento dei lavori che stai eseguendo per conto del suo ministero, non è una cosa facilissima! Questa era la situazione nella quale mi dovevo dibattere nei prossimi mesi. Tra l’altro stiamo parlando di individui ricchissimi e proprio in quanto tali, corrotti. D’altronde, a diverso livello, all’interno del governo, lo erano tutti, da Sua Maestà Il Presidente in giù. Comunque a parte il recupero di ingenti somme per i lavori effettuati presso le loro ville, palazzi, e infrastrutture di qualsiasi genere, il mio compito era quello di vendere la base logistica di Salcost al ministero della difesa che sembrava molto interessato ad utilizzarla come base per i militari di stanza nella regione. Quindi mi dovevo lavorare il ministro in carica che guarda un po’ si era fatto costruire una lussuosissima villa da 2000 mq e ci doveva un sacco di soldi.
Ad attendermi nel piccolo aeroporto di Franceville trovai Renato Bullian, che ormai dall’inizio delle attività si occupava della contabilità della ditta. Friulano di San Daniele, Renato sui 45 anni, scapolo incallito, non godeva di una salute di ferro. Aveva contratto una brutta forma di epatite dalla quale non era mai riuscito a guarire ma non aveva mai voluto rientrare in Italia nonostante la società glielo avesse proposto a più riprese. La vita spesso ci mette di fronte a delle scelte. Per lui il lavoro che faceva era tutto. Non avendo legami familiari in patria, si era creato il suo piccolo mondo nella realtà gabonese di Franceville dove era benvoluto e rispettato dai locali. Spesso nella mia vita da vagabondo ho avuto modo di conoscere individui ,come ho già raccontato precedentemente, che si erano lasciati tutto alle spalle e per i più vari motivi, avevano chiuso con il passato. Ma Renato sfuggiva a quello stereotipo. Lui amava quello che faceva e dove viveva. Gli era sufficiente il prefabbricato che gli era stato assegnato nel campo, si cucinava da solo, frequentava delle famiglie di francesi che vivevano poco lontano e si occupavano dell’estrazione di legname dalla foresta, per le feste comandate riceveva un pacco da sua sorella dall’Italia con generi alimentari che forse gli ricordavano il suo Friuli. Non era gay ma non parlava mai di donne. Era un personaggio di cui la società non avrebbe mai voluto privarsi anche perché di lui ci si poteva fidare ciecamente.
Avevamo appuntamento con il ministro della difesa nel cantiere della sua villa dove ci aveva convocato per un problema in uno dei 10 bagni sontuosi con vasca da bagno in travertino a sfioro da 2mt x3mt con Iacuzzi incorporata, sanitari con rubinetterie in oro zecchino, doccia in un locale separato con getti a temperature differenziate dall’alto in basso, paramenti in marmo di Carrara, zona massaggi su triclinio dell’età di Tiberio, e maxitelevisore a parete intera.
Michel N’kounda, 45-50 anni,era un ometto alto forse 1,60mt, dalle fattezze minute, gli occhi intelligenti e lo sguardo penetrante di chi sa come gestire il potere..e Michel N’Kounda di potere ne aveva veramente tanto! Al suo fianco, sdraiata su un canapè rivestito di pelliccia di scimmia, la sua, una delle sue, donne. Bullian che già aveva avuto a che fare col ministro durante la realizzazione della villa, mi introdusse e presentò a sua eccellenza. Devo dire che sulle prime ebbi un attimo di smarrimento, dato che la situazione sfiorava il grottesco, ma mi ripresi subito e iniziai la fase del corteggiamento. In questi casi bisogna affrontare l’argomento prendendolo da moooolto lontano per poi cadere sul fatto contingente( vedi i milioni che ci doveva), quasi per caso. E così, tra una battuta e l’altra gli chiesi a che punto era il progetto di acquisizione della nostra base di Franceville da parte del suo ministero e gli feci capire che magari tramite alcune varianti per adattare la struttura ai reali bisogni dell’esercito, che avrebbero fatto lievitare i costi di acquisizione, i suoi debiti nei nostri confronti si sarebbero notevolmente ridotti se non azzerati. Potei cogliere nei suoi occhi un bagliore di interesse subito controllato. Con poche parole dette in una lingua incomprensibile licenziò la sua compagna che si affrettò a dileguarsi e avvicinandosi a pochi centimetri dalle mie orecchie mi sussurrò: “aspetto il progetto delle varianti al più tardi la prossima settimana sulla mia scrivania , il campo base è di interesse nazionale, ma io voglio entrare in possesso della mia casa subito quindi cher monsieur de Robertis, mettiamoci al lavoro e concludiamo l’affare. Questa conversazione non è mai avvenuta!”
Renato ed io ci guardammo negli occhi ed annuimmo gravemente e ringraziando il ministro ci congedammo rapidamente. Forse eravamo a cavallo!