Manuela Valletti: scrivere per passione

Manuela Valletti

Amo scrivere, mi è sempre venuto naturale come respirare. La prima cronaca la feci da ragazza per il giornale del liceo, fu l’omicidio del presidente Kennedy e poco per la morte di Papa Giovanni XXIII, conservo ancora quei manoscritti che rappresentano l’inizio della mio professione ma anche fatti tragici che hanno segnato un’epoca. La qualifica di giornalista arrivò molto dopo, nel 1988, e fu conquistata sul campo.

Presentai all’Ordine dei Giornalisti due anni di articoli scritti per una rivista cattolica mensile, con la firma del mio direttore responabile, e ricevetti poco dopo l’agognato tesserino. Non cambiò molto per me, continuai ad occuparmi di cronaca, a girare per le zone della città, a seguire le sedute del Consiglio Comunale, ad intervistare i vari personaggi pubblici dell’epoca .

La vita politica era una esperienza che mi appassionava e così, tanto per non perdere alcuna occasione, quando mi chiesero di candidarmi per il PRI nel 1984 accettai e fui eletta con un bel numero di voti. La mia esperienza durò 10 anni circa, ma dopo Mani Pulite non mi ricandidai più e ritornai al mio primo grande amore, la scrittura.

Nel frattempo mi ero sposata e avevo avuto due figli. Mi impegnavo sia per seguire la loro vita scolastica e anche quello che diventava sempre di più il mio lavoro, naturalmente da free lance, perchè nessuno mai ha potuto condizionare la correttezza della mia informazione.

Gli anni 2000 hanno coinciso con la pubblicazione di diversi mei libri. Dopo alcune vicissitudini accanto a mio padre e dopo la sua morte avvenuta nel 2007 capii che era mio dovere scrivere della malattia che lo aveva ucciso (il morbo di Alzheimer) e soprattutto delle sue esperienze di vita in campo di concentramento a Mauthausen. Pubblicai “Papà mi portava in Bicicletta” e “Deportato I57633 voglia di non morire”, entrambi i libri ebbero un notevole successo. Li presentai nei centri di Ascolto e nelle scuole superiori di Milano ottenendo unanime approvazione.

Da qualche anno la vita della mia famiglia era stata allietata dalla presenza di un cane, uno schnauzer gigante di nome Rhoda, la cagnolona tutta nera e riccioluta era veramente enorme ma assai docile, fu con lei che mio padre ritrovò il sorriso nel periodo terribile della sua malattia, fu con lei che al mattino andavamo sulla Montagnetta di San Siro a Milano per sopportare tutto il dolore che mi attanagliava.

Tosca si ammalò improvvisamente, e dopo una quindicina di giorni se ne andò, era il 2005, e la mia famiglia soffrì immensamente la sua perdita.

Per trovare conforto cercai e sul web qualche informazione e trovai una Leggenda degli indiani d’America che racconta che gli animali molto amati sulla terra, attendono i loro padroni al Ponte dell’arcobaleno…… mi sembrò così bella quella leggenda che scrissi agli intestatari della pagina e ricevetti il manoscritto originale e anche una cassetta registrata che raccontava la storia.

Fu lo spunto per scrivere il libro “La leggenda del ponte Arcobaleno” che venne acquistato da moltissimi proprietari di cani e tenuto con le foto dei loro pelosi a perenne ricordo.

Scrissi ancora molto, ma ve ne parlerò in seguito … Per ora vi presento i miei primi tre libri, basta cliccare sul titolo sotto la copertina per poterli acquistare dall’editore, ma li trovate anche su Amazon e nelle più importanti librerie on line.

Papà mi portava in bicicletta

Deportato I57633 Voglia di non morire

La Leggenda del Ponte Arcobaleno