Una anomalia certamente imprevista che è stata accostata inevitabilemente ad altri segnali verificatisi in questi anni in coincidenza dei grandi mutamenti vaticani

Il giorno di Pasqua, durante la messa in Vaticano, una folata di vento più potente delle altre ha fatto cadere rovinosamente a terra l’antica icona del Cristo redento sul sagrato della basilica di San Pietro. Due inservienti sono subito intervenuti per rimettere a posto il pesante supporto crollato a pochi metri dal Papa, mentre era in corso la cerimonia pasquale. Un episodio anomalo e curioso sul quale in tanti si sono successivamente soffermati provando ad individuarvi dei messaggi, come se quel fatto potesse essere un segno celeste, capace di disvelare eventi futuri.

Una anomalia certamente imprevista causata dal meteo avverso ma che è stata accostata inevitabilemente ad altri segnali verificatisi in questi anni in coincidenza dei grandi mutamenti vaticani. Per esempio il famoso fulmine che nel 2013 andò a scaricarsi sulla grande croce di ferro situata sulla sommità di san Pietro proprio nel giorno in cui l’allora pontefice Benedetto XVI rinunciava al soglio di Pietro per ritirarsi a vita privata sul colle vaticano. Era febbraio, pioveva a dirotto, e quell’immagine inquietante scattata dal fotografo dell’Ansa in un giorno di temporale fece subito il giro del mondo, simboleggiando un momento storico, quasi apocalittico, con un significato per molti profetico. 

Nella lista delle immagini emblematiche catturate dagli obiettivi dei fotoreporter ma anche dai telefonini di semplici fedeli ce ne sono altre alquanto curiose che se osservate a posteriori, a distanza di tempo, sembrano effettivamente avvertire di imminenti trascormazioni radicali o di passaggi importanti. Durante il conclave sulla piazza vaticana – per esempio – fu intravisto aggirasi tra la folla un individuo mai visto prima, vestito con un saio francescano tutto sbrindellato, a piedi scalzi. L’uomo restò a pregare immobile sotto la fredda pioggerella di quei giorni.

Poi, poco tempo dopo, c’è stata la liberazione della colomba della pace durante un Angelus ma fu subito aggredita e ferita a morte da un corvo e un gabbiano mentre era in volo. E ancora. Durante una messa solenne sul sagrato uno dei cardinali curiali cadde dalla sedia finendo a terra, e divenendo il simbolo di una curia che sarebbe stata di lì a poco rivoltata come un calzino dall’azione draconiana di Bergoglio. In quel periodo stava preparando la riforma per dare un nuovo assetto e rinnovate regole all’apparato, cancellando vecchi privilegi secolari e azzerando tante consuetudini. Una dose da cavallo che ebbe enormi contraccolpi al di là del Tevere. 

E ancora: le colombe che furono liberate durante il viaggio in Armenia del Papa, al confine con la Turchia.

Gli uccelli tornarono inspiegabilmente indietro. Francesco si trovava nel medievale monastero di Khor Virap, assieme al patriarca armeno Karekin II. Con grande sorpresa dei presenti i volatili avanzarono nell’aria per qualche metro, volteggiarono e poi fecero dietrofront. Non ne volevano sapere di varcare il confine. La pace con la Turchia e gli azeri non sarebbe mai arrivata, anzi, si stavano preparando già allora eventi di guerra.

Fonte

Di the milaner

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