Secondo i più recenti dati Istat, il costo delle auto nuove è salito del 6,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini monetari, il prezzo medio delle vetture immatricolate, cioè quello reale anticipato dal numero di aprile di Quattroruote ed elaborato dal Centri Studi Fleet&Mobility su informazioni di Dataforce, ammonta a 26.200 euro: un importo di per sé impressionante, ma che risulterebbe ancora più elevato se a contenerlo non avessero in qualche misura contribuito gli incentivi statali, efficaci soprattutto per una quota pur limitata di vetture con motore endotermico a basse emissioni (la fascia 61-135 g/km di CO2). L’incremento è considerevole, visto che lo stesso valore per il 2021 si attestava su 24.297 euro (22.656, tenendo conto solo delle intestazioni a privati, ché le vetture di flotta sono spesso più costose in quanto meglio accessoriate). Ma è ancora più impressionante se si analizza la curva storica dell’andamento negli ultimi dieci anni: nel 2013, infatti, la media del totale del mercato si attestava su 18.031 euro e quella degli acquisti da parte di privati su 17.291.

Il pubblico non se ne accorge. Di questo fenomeno, come ha dimostrato un nostro recente sondaggio condotto per le strade di Milano, non c’è una reale percezione da parte dei consumatori, molti dei quali sono ancora convinti che, per esempio, il costo di una diffusissima Fiat Panda nuova sia inferiore ai 10 mila euro, contro i 15.600 che costituiscono il prezzo di partenza del listino attuale. Il fatto che gli italiani sottostimino il prezzo delle auto nuove è facilmente comprensibile, considerando che, in media, la sostituzione dell’auto di famiglia avviene in Italia ogni quindici anni e che l’età media del parco circolante è sempre più vicina ai dodici anni. Però va anche detto che, fatta eccezione per gli addetti ai lavori, era difficile immaginare un’impennata simile dei listini che, tra l’altro, ha conosciuto un’accelerazione dopo il Covid: sempre considerando il valore medio dell’immatricolato, la crescita di quello totale del mercato è stata tra il 2019 e il 2021 di 3.339 euro (da 20.958 a 24.297) e di 5.242 euro nel confronto con il 2022.

Le cause. I perché di questa corsa al rialzo sono molteplici, dall’incremento del costo delle materie prime a quello dei trasporti, dalle conseguenze della guerra in Ucraina alla scarsità di microchip (oggi si legge che ce ne sono in abbondanza, ma molti di quelli utilizzati sulle auto sono di tipo specifico ed è difficile aumentare la loro produzione). La carenza di prodotto nelle concessionarie ha indotto le Case ad alzare i listini e ridurre gli sconti: si vendono meno auto, ma su ognuna di quelle vendute si guadagna di più e i bilanci dei costruttori ne sono influenzati positivamente. Da non trascurare sono anche la riduzione del fenomeno delle chilometri zero (essendoci meno disponibilità di macchine, non ce n’è più bisogno), la diminuzione delle immatricolazioni per il noleggio (soprattutto per quello a breve termine, e si tratta di auto più scontate) e l’elettrificazione delle propulsioni: le ibride mild, full e plug-in costano inevitabilmente di più (per non parlare delle Bev, sia pure quantitativamente marginali, ma molto onerose). Insomma, tutto sembra spingere verso il rialzo dei listini. E a farne le spese sono i consumatori. (Fonte: Quattroruote)

L’auto diventerà un bene di lusso. Piano piano, gli italiani arriveranno a capirlo. Forse anche i piddini. Forse

Di the milaner

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