.facciamola semplice


Il pensiero va al compianto Caio Giulio Cesare, della gens Giulia. Ammazzato in Senato. Cadde sotto la statua di Gneo Pompeo, suo ex genero, e suo avversario.7
Quel bifolco di Pompeo che veniva dalla campagna. Eppure così grande.
Ma Cesare è un aristocratico . E tutti in Senato lo sono, ovviamente. E la congiura viene in mente a Marco Giulio Bruto con quella madre orrenda e castrante, quella Servilia , ex amante di Cesare e di tanti altri e quella moglie, Porzia, una esaltata dei Catoni.
Povero Bruto cosa cavolo poteva fare? E si mise con quel Casca, Publio Servilio – già anche lui un Servilio -: due falliti.
Messi su da quell’impiccione di Cicerone.
E l’ammazzano. Non si capisce cosa volessero fare comunque.
Quel fanfarone di Marco Antonio cercò di fare del suo meglio dopo perchè come soldato ci sapeva fare e li sconfisse a Filippi e non se ne parlò più.
Ma ebbe a che fare con Caio Ottaviano, il nipotino, l’erede a sorpresa ( ah, Cesare come ci avevi visto bene in questo ragazzetto asmatico), un biondino spietato, freddo come un serpente, un ragazzo amico di altri due ragazzi in gambissima: si presero Roma in poco tempo e tutti furono contenti.
Cicerone ci lasciò la pelle: Ottaviano se l’era legata al dito.

DANIELA NUTINI

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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