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Alessandro Bagnatopubblicato in Attualità


Dall’Istituto Nazionale di Statistica del Regno Unito la prova definitiva della letalità dei sieri Covid

Euromomo aumento mortalità

Le statistiche Euromomo, che raccolgono i dati della mortalità nei paesi europei, mostrano da oltre un anno un segnale chiaro e preoccupante, che si conferma mese dopo mese. La mortalità del 2021 non solo non ha registrato una discesa rispetto al 2020, come ci si sarebbe atteso, considerato che il 2020 è l’anno in cui il Covid ha colpito più duro, ma si è attestata a livelli addirittura superiori. Il 2022 prosegue sulla stessa linea, confermando una mortalità decisamente più elevata della media degli ultimi anni, più alta anche del 2020 e in alcuni casi superiore anche al 2021. Evidenziamo che qui non stiamo parlando dei morti Covid ma dei decessi per qualsiasi causa, un dato quindi non inquinato da possibili errori nella classificazione delle cause di morte tra Covid e non Covid.

I grafici seguenti, recuperabili al link: https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps/ , mostrano la situazione nelle fasce di età fino ai 64 anni. Sull’asse orizzontale sono indicate le settimane dell’anno, da 1 a 52, e sull’asse verticale il numero di morti in eccesso rispetto al livello medio 2015-2019, che è rappresentato dalla linea tratteggiata.

Gli europei muoiono quindi oggi molto di più non solo rispetto alla media degli ultimi anni ma anche rispetto al 2020 pandemico. 

Un fenomeno analogo si verifica negli Stati Uniti. Le tavole di US Mortality, la statistica ufficiale della mortalità statunitense, registra nel 2021 500.000 morti in più rispetto alla media, un numero superiore anche ai 400.000 del 2020, anno Covid per eccellenza. 

Nonostante da più parti sia stato chiesto alle autorità di indagare sulle possibili cause di questa gigantesca anomalia, né il governo né le istituzioni sanitarie si sono attivate.

Alcune voci isolate hanno ipotizzato che il fenomeno possa essere dovuto alle cure che i sistemi ospedalieri non hanno potuto erogare durante le ondate Covid. L’ipotesi, seppur evidenzi un fenomeno reale, non appare convincente, dal momento che non spiega nessuna delle seguenti evidenze:

– l’aumento di mortalità riguarda soprattutto il 2021 e il 2022, mentre il 2020 avrebbe dovuto essere un anno ugualmente, forse maggiormente, impattato

– l’aumento della mortalità si registra in maniera molto più marcata sulle età più giovani e meno sulle età più avanzate, quelle più malate e pertanto più soggette a soffrire gli effetti di cure mancate

– l’aumento di mortalità ha un inizio temporale preciso, differente per ogni classe di età e coincidente con l’inizio delle campagne vaccinali per le singole fasce. I grafici mostrano che il fenomeno inizia prima per i 45-64enni, dopo per i 25-44enni e dopo ancora per i bambini.

Se le cure mancate non danno ragione di questi tre fatti, purtroppo essi sono agevolmente spiegabili ove si ponga come causa la campagna vaccinale Covid e i decessi dovuti a reazioni avverse ai sieri. La tesi è che, se i sieri hanno risparmiato alcune morti per Covid, ne hanno causate molte di più per reazioni avverse, tanto da portare a un 2021 e a un 2022 in cui si è morti non solo più della media ma anche più del 2020, anno martoriato dal Covid ma in cui i sieri e le loro reazioni avverse non esistevano.

Ad oggi questa spiegazione, seppur molto solida in quanto tale da dare conto di tutti i dati e i fenomeni emersi, restava un’ipotesi, per quanto fondata. Mancava un dato essenziale per confermarla indiscutibilmente. La tesi infatti implica che i decessi in più riguardino solo (o quasi solo) le persone vaccinate, le uniche soggette a reazioni avverse. Accertando questo fenomeno, l’ipotesi si trasformerebbe in una certezza, accertando invece che l’eccesso di mortalità non riguarda solo le persone vaccinate, la tesi perderebbe ogni validità. 

Il problema è che Euromomo non presenta dati di mortalità distinti in baso allo status vaccinale. 

C’è però un altro ente che offre questa possibilità. Si tratta dell’ONS (Office for National Statistics), l’ente nazionale di statistica del Regno Unito, corrispondente sostanzialmente al nostro ISTAT. Secondo una tradizione di trasparenza tipicamente anglosassone, i dati di mortalità sono organizzati dall’Istituto anche sulla base dello stato vaccinale ed è quindi possibile mettere a confronto i tassi di mortalità delle persone vaccinate con quello delle persone non vaccinate.

Ci si aspetterebbe, secondo logica, che i tassi debbano essere inferiori per i vaccinati, che beneficiano di un effetto di protezione, seppure molto limitato nel tempo, offerta dai sieri riguardo alle morti Covid. Se infatti i tassi risultassero uguali, dovremmo concludere che i sieri in realtà sono del tutto inutili, o perché non riducono per nulla la mortalità Covid oppure perché la riducono ma introducono reazioni avverse mortali in numero tale da compensare questa riduzione. Si potrebbe anche verificare una situazione paradossale, in cui i tassi di mortalità dei vaccinati sono più alti di quelli dei non vaccinati. Sarebbe la condizione più preoccupante, vorrebbe dire che i morti da reazioni avverse sono addirittura superiori a quelle che i sieri fanno risparmiare riguardo al Covid. 

Date queste premesse, verifichiamo quindi i dati dell’ONS, che risultano al momento aggiornati al maggio 2022 e che sono recuperabili al seguente link, selezionando nella pagina che si apre la voce: “Deaths occurring between 1 January 2021 e 31 May 2022 edition of this dataset”. I dati di interesse si trovano alla Tavola 1.

https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/birthsdeathsandmarriages/deaths/datasets/deathsbyvaccinationstatusengland

Per comodità di analisi considereremo in questa sede soltanto il 2022, segnato da un significativo eccesso di mortalità. Lo faremo tramite l’ausilio di grafici, che ho realizzato per tradurre in immagini auto-evidenti l’astrattezza dei numeri grezzi.

In premessa, alcune segnalazioni utili per interpretare correttamente ciò che emergerà:

-stiamo parlando di mortalità per tutte le cause, Covid e non-Covid

– i tassi sono calcolati su base 1/100.000.

-l’Istituto riporta i tassi già standardizzati per età, il confronto è quindi correttamente impostato evitando inquinamenti dovuti alla diversa composizione dei due universi di popolazione considerati

-nei grafici ho evitato di riportare il dato ogni volta che aveva come base un numero di decessi inferiori a10, per non correre il rischio di essere fuorviati da un’eccessiva sottigliezza statistica.  

Ecco le evidenze che risultano.

Confronto tassi mortalità 1
Confronto tassi mortalità 2
confronto tassi mortalità 3
confronto tassi mortalità 4
Confronto tassi mortalità 5
Confronto tassi mortalità 6
confonto tassi mortalità 7

Dai dati emerge una verità incontrovertibile: chi ha assunto i sieri Covid registra tassi di mortalità complessiva più alti di chi non li ha assunti. Non si tratta di piccole differenze, a volte la mortalità è doppia o tripla, fino a una punta del +400%.  Vi è un’eccezione nel caso dei vaccinati con terze dosi da più di 14 giorni, facilmente spiegabile con il fatto che nel periodo preso in esame le terze dosi erano state appena somministrate e i sieri erano pertanto erano all’apice della loro efficacia. Hanno così consentito un risparmio di morti Covid tale da sopravanzare il numero dei decessi per le reazioni avverse. Dallo stesso grafico tuttavia risulta che il vantaggio si riduce progressivamente, a maggio è quasi azzerato, lasciando presagire una situazione che si allineerà ben presto a ciò che si rileva per le prime due dosi.

Ci troviamo pertanto davanti alla prova che cercavamo, alla conferma definitiva dell’ipotesi che già i dati di Euromomo rendevano altamente plausibile. Sono proprio le persone vaccinate a registrare tassi di decesso anomali, i sieri Covid aumentano la loro probabilità di morire. L’eccesso di mortalità che si è registrato nei paesi europei e negli Stati Uniti, e probabilmente anche negli altri paesi in cui sono stati utilizzati sieri che trasmettono informazioni geniche, è dovuto al fatto che le persone vaccinate hanno sorprendentemente cominciato a morire a tassi molto più alti di prima. La precisa correlazione temporale tra l’eccesso di mortalità e l’inizio delle campagne vaccinali per le diverse fasce di età ora trova la spiegazione conclusiva. Abbiamo il tassello che ci mancava, inocularsi aumenta la probabilità di morire, perché ciò che si guadagna per un breve lasso di tempo come minor rischio Covid, si perde con gli interessi per le possibili conseguenze mortali per le reazioni avverse. Il siero influisce quindi sulla mortalità generale in maniera del tutto opposta a quanto sarebbe auspicabile. 

Corre l’obbligo a questo punto di evidenziare un aspetto importante. Poiché la mortalità Covid interessa quasi esclusivamente le classi di età molto anziane, i decessi che i sieri risparmiano riguardano necessariamente queste categorie. Poiché le morti per reazioni avverse riguardano presumibilmente tutte le classi di età, in quelle più giovani, dove non ci sono morti Covid da risparmiare, il saldo relativo alla mortalità è totalmente negativo, mentre nelle classi di età molto anziane il risparmio dei morti Covid consente di ammortizzare in qualche misura il numero dei decessi per reazioni avverse. Ne abbiamo l’evidenza mettendo a confronto i grafici Euromomo relativi alle classi giovani, che abbiamo riportato a inizio articolo, con il seguente, relativo alle persone oltre gli 85 anni. In questo caso  la mortalità 2021 e 2022, per quanto molto sopra la media, si pone al di sotto di quella record del 2020.

Euromomo anziani

Ne consegue che con i sieri si è messa in atto un’operazione insensata: abbiamo spostato la mortalità dai vecchi ai giovani, l’esatto contrario del ciclo naturale. Dite che è stato un effetto imprevisto? Non è così. Si poteva riscontrare già nell’estate 2021, sulla base dei primi dati emersi. Mi si perdoni l’autocitazione se ricordo che a giugno 2021 pubblicavo su Facebook un post dal titolo: “Apriamo gli occhi, leggiamo i numeri”, in cui analizzavo uno dei primi rapporti AIFA sulle reazioni avverse. Dopo aver verificato le cifre preoccupanti delle segnalazioni arrivate all’agenzia, così chiosavo: 

“Stiamo di fatto trasferendo con il vaccino il rischio di morte/malattie gravi dai vecchi malati (morti per Covid) ai giovani sani (morti per vaccino). È accettabile? 

Se bastava una semplice analisi quale la mia a rivelare il problema già più di un anno fa, com’è che le autorità non se ne sono accorte e hanno anzi proseguito con sempre maggior foga sulla strada dell’inoculazione obbligata? Vi pare credibile che non lo sapessero? Vi pare credibile che abbiano sbagliato analisi? Si tratta di ingiustificabile dilettantismo? Per quanto terribile, sarebbe un’opzione preferibile rispetto a quella del dolo, l’unica alternativa altrimenti ipotizzabile.

Il tema sollevato dal presente articolo è di un’urgenza evidente. Tanto più che ai decessi vanno aggiunte le reazioni gravi, che i dati AIFA quantificano in 30 per ogni evento fatale e che comprendono situazioni di pericoli di vita, invalidità permanenti, seri problemi neurologici, cardiaci, ecc. Dobbiamo poi considerare le reazioni avverse sul medio e lungo termine, quelle che le stesse case produttrici hanno ammesso di non conoscere. Cosa dobbiamo aspettarci da sieri che già sul breve stanno dimostrando la loro estrema pericolosità, al punto da risultare letali per molte persone?

Si potrebbe essere tentati, giunti alla fine di questo scritto, di pensare che tutto ciò non possa essere vero, che debba esserci qualche falla logica nell’analisi, qualche errore nella valutazione dei dati, forse degli elementi nascosti ancora da considerare. Sarebbe una reazione comprensibile, alla quale però deve seguire una contestazione precisa delle conclusioni qui esposte sulla base di altri numeri, dati ed evidenze che portino a spiegazioni diverse e più convincenti. In caso contrario, al di là dell’istintivo tentativo si allontanare una realtà difficile da accettare e al di là di ogni giudizio sulla campagna vaccinale, onestà vuole che ci si adoperi per uno sforzo comune al fine di intervenire con urgenza per capire se e come si possano salvare vite e prevenire eventuali ulteriori danni. Ammesso ciò sia possibile, visto che si tratta di farmaci sperimentali i cui meccanismi di azione sono in larga parte sconosciuti persino alle case produttrici. L’unico atteggiamento che certamente non serve è mettere la testa sotto la sabbia, rimuovendo la questione con un’alzata di spalle. Equivarrebbe a concorrere a una strage, contribuendo con la propria inerzia a rinnovarla. 

È ora di agire. Per tutelare noi stessi, se ci siamo fatti inoculare, per proteggere le persone care che hanno assunto i sieri, se alle inoculazioni non ci siamo prestati. 

Ecco perché chiedo, come primo passo, di fare circolare quanto più possibile questo articolo e le informazioni in esso contenute. Più persone sono informate, più cresce la consapevolezza su quanto sta avvenendo e più diventa probabile raggiungere chi potrà intervenire per rimediare o contenere i danni fatti. 

Per quanto mi riguarda, porterò queste conclusioni a conoscenza anche dei mezzi di informazione mainstream e delle autorità sanitarie nazionali. 

Sono consapevole che, quanto a questi, l’appello finirà probabilmente nel buco nero di un colpevolissimo silenzio. 

Resterà comunque a futura memoria, affinché nessuno di loro un giorno possa giustificarsi dicendo che non sapeva.

Fonte: www.Sfero

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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