LE “DETERMINAZIONI” DI DRAGHI
Quando stamane alle 9 il Presidente del Consiglio pro tempore si è presentato puntuale nell’aula di Montecitorio, l’emiciclo era insolitamente pieno. C’erano anche quei deputati che di solito non passano qui per mille ragioni (anche serie e istituzionali). Oggi dovevano esserci, come nelle grandi occasioni. Non per parlare. Ma per rigenerarsi come claque, e dunque per applaudire, tributare, omaggiare, scappellarsi rumorosamente al cospetto di un Mario Draghi accondiscendente e paterno. Ormai ho imparato a riconoscere bene il momento in cui Montecitorio si mette in modalità Fantozzi davanti al Super-mega-direttore galattico ing. gran lup. mann. figl. di put.
Stamane era uno di quei momenti.
I deputati del PD, di LEU, vari centristi, i poltronissimi dimaisti, qualche sparuto leghista, erano in piedi con visibile aumento della salivazione, e clapclapclap, per due interminabili minuti.
A fianco di Draghi, il ministro degli esteri Di Maio – che quando è contento diventa rosso come un peperone e sfodera un sorriso che non può essere di soli 32 denti – gongolava purpureo come un bambino a cui avessero regalato una bicicletta figa. Chissà cosa sa che noi non sappiamo.
Una volta sedato l’entusiasmo, il premier ha detto: “Grazie, anche i banchieri centrali usano il cuore”, e la platea fantozziana, davanti a quel comando verbale così commovente, si è risollevata per un nuovo applauso in piedi a colui che in fondo si presentava nudo e crudo, come banchiere, che per giunta usa il cuore, non ha specificato di chi.
La cosa stava diventando noiosa, ma per fortuna Draghi ha pronunciato un discorso di un solo rigo, chiedendo la sospensione della seduta perché doveva andare al Quirinale per comunicare le proprie “determinazioni”. Ha detto “determinazioni”, non “dimissioni”. Ma saranno dimissioni. Presto sapremo qualcosa in più.
Insomma, aspettiamo l’altra puntata.
La guerra continua e anche la crisi economica, fra gli applausi.
Pino Cabras di Alternativa