In Italia, alla fine del 2020, erano 26 milioni i cittadini non ancora impegnati sul fronte professionale dei quali 5,3 milioni di età compresa tra i 15 e 29 anni. Lo rivela il rapporto intitolato Le isole dei 5,3 milioni di giovani inattivi pubblicato da Randstad Research. In molti casi, un avvicinamento latente al mondo del lavoro potrebbe essere causato da una mancanza di strumenti giusti e funzionali che diano ai ragazzi la possibilità di compiere in maniera consapevole le scelte per il proprio futuro.
LEGGI ANCHE: Quanto è importante essere curiosi in azienda? Secondo questa ricerca è uno dei principali motori per la crescita
Un progetto per scoprire le proprie potenzialità
Sul tema è Aurora Fellows, progetto europeo che offre ai ragazzi la possibilità di esprimere il proprio potenziale supportandoli nell’esplorazione del proprio talento ed espressione del loro potenziale, a lanciare Aurora Experience: un percorso fruibile da remoto che non si configura solo come una fase propedeutica alla Fellowship, ma soprattutto come un allenamento delle soft skills che apre le porte a chiunque voglia scoprire le proprie potenzialità e fare un punto della situazione sulle proprie capacità per poi migliorarsi.
“Aurora nasce dalla voglia di creare un punto d’incontro tra talento e opportunità. Il talento è in ogni dove, è in qualsiasi persona, ma va alimentato ed educato poiché è insito in noi. Necessita di una spinta. Aurora è proprio questo: una realtà in grado di formare e nel concreto rendere possibili i progetti di vita delle ragazze e dei ragazzi della Gen Z” spiega Jacopo Mele, co-founder di Aurora Fellows e inserito nel 2016 da Forbes tra gli under 30 più influenti negli ambiti della politica europea e dell’enterprise technology italiana. “I giovani che appartengono alla Gen Z sono pieni di coraggio, hanno maggiori competenze, sperimentano e rischiano di più rispetto alle generazioni precedenti. Probabilmente questo avviene perché hanno più tempo davanti a loro e un accesso infinito di informazioni o cultura. Però, in questo marasma generale i più giovani potrebbero perdersi. Pertanto serve un vissuto, delle esperienze in grado di generare uno spirito critico, una maggiore consapevolezza e la voglia di conoscere sé stessi prima di cambiare il mondo”.
Un percorso rivolto agli under 21
Aperto a tutti, l’accesso al percorso Aurora Experience prevede la partecipazione ai giovani che non hanno compiuto i 21 anni d’età e che siano fortemente motivati a mettersi in gioco. Suddiviso in quattro fasi differenti, l’iniziativa prevede una prima challenge in cui i partecipanti dovranno raccontare e condividere con gli altri il loro progetto di vita attuale. Successivamente si imparerà a sentirsi a proprio agio nella complessità e nell’incertezza uscendo dalla routine quotidiana e, infine, si entrerà in contatto con gli altri ragazzi che hanno preso parte: “Solo al di fuori della zona di comfort c’è la zona di crescita che è la chiave dell’experience. Noi giovani possiamo portare entusiasmo, la nostra carica e il nostro ottimismo. Inoltre, partecipare ad Aurora, è un buon modo per stringere relazioni, fare networking” racconta Beatrice Mula, giovane Fellow di Aurora.
E per concludere, solo al termine del percorso, alcuni giovani avranno accesso alla Fellowship: un ulteriore step di formazione e di crescita, che non deve però essere considerato il fine dell’esperienza.
Sette consigli per sviluppare una mente imprenditoriale
Tuttavia, molto spesso basterebbe guardare le cose da un punto di vista differente e magari cambiare atteggiamento per poter avvicinarsi al mondo del lavoro e dell’imprenditoria in maniera più efficace: ecco quindi 7 consigli per sviluppare una mente imprenditoriale suggeriti da Jacopo Mele e, perché no, magari sfruttarli per lanciare un nuovo business di successo!
1. Dimentica il denaro
Bisogna dimenticarsi dei soldi. Pensare senza vincoli ci porta a concentrarci sul valore da creare per le persone, quelle che sceglieranno e si innamoreranno del nostro servizio o prodotto. Quando questo succederà, arriveranno anche i soldi.
2. Sempre in compagnia
I progetti si fanno sempre almeno in due, quelli che si fanno da soli restano sogni irrealizzati. Quando abbiamo un sogno, la prima cosa da fare è raccontarlo, chiedere un consiglio e il primo modo per trasformare un sogno in un progetto è condividerlo. Spesso si ha la paura che qualcuno rubi le idee ma queste non si rubano, anzi, il rischio più grande è che si arricchiscano.
3. L’importanza del team
È buona abitudine valutare il team e la capacità di ascolto che esercita ancor prima di lanciare un progetto. Vanno apprezzati i membri in grado di ascoltare e di contaminarsi con gli altri.
4. Risolvi i problemi
È bene concentrarsi sempre più nel definire i problemi e nel proporre almeno due idee: tra queste ce ne sarà sempre una migliore. È un pretesto pensare che esista solo una via, dobbiamo sconfiggere la paura di esser sorpresi da idee migliori perché solo così scopriremo un mondo stupendo.
5. Supera gli ostacoli
Quando vi è un ostacolo davanti, questo rappresenta sempre crescita: ogni salita è faticosa ma è sempre sorprendente arrivare in cima.
6. Organizza le sfide
Dobbiamo scoprire cosa dà energia al nostro team e a noi stessi, utilizzare le attività che ricaricano le forze per far esprimere a pieno il potenziale di tutti. Per esempio, una sfida cognitiva, altruistica e ideologica potrebbe funzionare con alcuni e per altri, invece, sarebbero meglio sfide estetiche, utilitaristiche o individuali. Ognuno di noi è diverso, non ci motivano le stesse cose.
7. Tuffati nell’ignoto
Se una cosa la si conosce perché ripeterla all’infinito? Dobbiamo innamorarci dell’incertezza, tuffarci nell’ignoto. Se si conosce la fine del film bisogna guardarne uno nuovo, evitare di fare una cosa per due volte di seguito: esistono i robot per ripetere le cose, l’uomo è nato per definire il futuro.
Fonte Forbes