Che ruolo hanno avuto i medici nella cura della pandemia? Purtroppo, nonostante i sacrifici enormi che molti di loro hanno fatto per fronteggiare la malattia nelle sale di rianimazione, si ha l’impressione che molti medici si siano adeguati senza alcuna opposizione al protocollo di cure del Covid emanato dal Ministero della Salute. I molti morti che abbiamo avuto probabilmente sono dovuti proprio a quel protocollo sbagliato ma ancora in vigore, solo e semplicemente perchè se il covid risultasse curabile (ed è curabile) non sarebbe stato possibile somministrare alla popolazione i vaccini elaborati in fretta e furia e dietro ai quali esistono interessi stratosferici.

I medici che hanno fondata l’associazione pe le cure domiciliari hanno curato a casa migliaia di persone che sono guarite senza alcun bisogno dell’ospedale, quindi accanto al dolore per la perdita di tante persone care dobbiamo anche annoverare la riprovazione per quei medici che non sono stati fedeli al giuramento di Ippocrate.

IPPOCRATE

Da Bergamo avremo delle risposte su questo argomento, ma ecco il giuramento di Ippocrate che i Medici fanno all’inizio della loro missione, se tutti i medici lo avessero osservato forse la situazione sarebbe andata diversamente.

«Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:• di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione;• di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;• di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;• di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;• di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;• di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;• di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona;• di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;• di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;• di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;• di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato, inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;• di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente• di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione”.

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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