Era la sera del 22 novembre 1963, mio padre era a Roma in RAI, faceva visita a mio cugino Antonio Tealdo, già Direttore degli Archivi musicali della Rai , ci raggiunse con una telefonata un attimo prima che il TG annunciasse l’attentato al Presidente Kennedy e ci diede la tristissima notizia, precisando che in RAI stava accadendo il finimondo.

Seguimmo poi il video dell’attentato e la moglie del Presidente Jaqueline, che saliva sul cofano dell’ auto presidenziale nel tentativo di proteggere il marito che era invece stato colpito a morte. Una immagine straziante.

In quegli attimi il mondo intero precipitò in un baratro sena fine, file e file di cittadini americani in lacrime si riversarono in strada ed, in seguito, occuparono il percorso destinato al passaggio del funerale del Presidente tanto amato e rimasto in carica davvero per un periodo troppo breve.

Ci si interrogò su chi avesse osato sparare al Presidente Kennedy, venne identiicato ‎Lee Harvey Oswald, fu arrestato e subito dopo ucciso nell’androne del carcere. Fu un susseguirsi di colpi di scena che, ripensati a tanti anni di distanza, ci danno la certezza che la morte di Kennedy fu voluta dai poteri economici, gli stessi che ora cercano di abbattere Trump con elezioni, probabilmente, truccate.

Il ricordo di quel giorno è nitido nella mia mente, come è presente nel mio cuore il dolore per la morte prematura di un uomo in cui tutto il mondo aveva riposto grandi speranze.

Oggi è quel giorno e fino ad ora, sono le 18, nessuna televisione ha ricordato la morte di Kennedy. Non è un caso.

Manuela Valletti

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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