In futuro faremo il pieno con l’idrogeno? Grazie a un modello imprenditoriale unico al mondo, la Svizzera vuole aprire la strada a una mobilità senza emissioni, sostituendo i carburanti fossili con l’idrogeno verde.Questo contenuto è stato pubblicato il 02 ottobre 2020 – 08:4002 ottobre 2020 – 08:40Luigi JorioAltre lingue: 2

“Vapore acqueo! Vapore acqueo!”, esclamava il comico italiano Beppe Grillo durante uno spettacolo in cui presentava un’automobile a idrogeno costruita in Svizzera. Dal tubo di scappamento non uscivano fumi tossici, ma per l’appunto vapore acqueo. “È questa la tecnologia del futuro!”, affermò Grillo.

Venticinque anni dopo, la profezia del cofondatore del Movimento 5 Stelle non si è avverata. Sulle strade, i veicoli a idrogeno si contano sulle dita di una mano. Una situazione che potrebbe però presto cambiare.

Germania e Francia hanno annunciato investimenti miliardari nella tecnologia all’idrogeno e la Commissione europea ha presentato in luglio una strategia per il raggiungimento della neutralità climatica anche grazie all’idrogeno rinnovabile. All’origine del programma europeo c’è pure la Svizzera, che sebbene non faccia parte dell’Ue, aveva chiesto, assieme a sei Stati membri, di elaborare una roadmap per lo sfruttamento dell’idrogeno.

La Confederazione intende ritagliarsi un ruolo da protagonista nel campo della produzione di idrogeno verde, tra i vettori energetici più promettenti in alternativa alle energie fossili. È infatti il primo Paese al mondo ad aver lanciato una nuova forma di mobilità a zero emissioni a livello nazionale.

“Non solo l’Europa, ma tutto il mondo guarda verso la Svizzera. Siamo riusciti a risolvere il dilemma dell’uovo e della gallina in materia di idrogeno”, dice a swissinfo.ch l’ingegnere elettrotecnico Thomas Fürst.Contenuto esterno

Idrogeno verde da una centrale idroelettrica

Perché acquistare un veicolo a idrogeno se non è possibile fare il pieno? E perché investire in una stazione di rifornimento se non ci sono veicoli da alimentare? È il dilemma evocato da Fürst, che la Svizzera ha superato grazie a un’iniziativa del settore privato. “Per la prima volta, invece di aspettare e guardare cosa fanno gli altri, tutti i partner hanno deciso di investire assieme”, spiega.

Thomas Fürst, amministratore delegato di Hydrospider – una società per azioni fondata dall’azienda elettrica svizzera Alpiq e dall’azienda privata H2Energy -, è responsabile della prima tappa della filiera: la produzione di idrogeno verde.

Hydrospider utilizza l’elettricità generata dalla centrale idroelettrica di Gösgen, nel Cantone di Soletta, per scomporre l’acqua in idrogeno e ossigeno (elettrolisi). Il suo impianto di 2 megawatt, il più grande in Svizzera, può produrre fino a 300 tonnellate di idrogeno all’anno, quantità che potrebbe alimentare una cinquantina di camion o circa 1’700 automobili.

L’idrogeno in forma gassosa viene immagazzinato in uno speciale container, che una volta pieno è trasportato verso le stazioni di rifornimento. “È lo stesso principio delle bombole del gas: consegnano i container pieni e ritiriamo quelli vuoti”, spiega Fürst. Impianti simili a quello di Gösgen, costato 5 milioni di franchi, sono allo studio anche a San Gallo e Basilea.

FONTE

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

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