Non è facile esprimere la vita di tutti i giorni attraverso le proprie opere, siano esse sculture, racconti, dipinti o qualsiasi altra forma di arte, ma Angelo Melaranci lo sa fare e lo sa fare molto bene con le sue sculture, il legno, le ceramiche, la terracotta, la cera e gli acrilici.

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Sul sito di Melaranci si possono ammirare alcuni dei suoi molteplici lavori, opere che emozionano perchè trattano temi forti, temi che non tutti sono in grado di affrontare e proporre in modo tanto realistico. Angelo lavora sulla spinta delle emozioni e delle sensazioni che prova vivendo ogni giorno.

Angelo iniziò il suo percorso artistico molti anni or sono con la pittura ad olio per poi passare alle sculture in legno e all’argilla, tecnica che ama molto perchè gli consente di plasmare la materia con le mani. Le sue opere d’arte spaziano tra il sacro e il profano, ma c’è un tema che gli è particolarmente caro e che lui ha affrontato con grande impegno: la deportazione.

Ed è proprio alla deportazione di mio padre che devo l’incontro con Angelo nel lontano 2010, avevo appena pubblicato il libro sulla deportazione di mio padre Ferdinando Valletti, lui mi contattò e creò per me una scultura che raffigurava l’orrore affrontato con dignità da mio padre nel campo di Gusen.

Mi emozionai tantissimo, apprezzai la sua grande sensibilità e scoprii in quell’occasione che Angelo Melaranci era un Vigile del Fuoco e che operava a Roma.

Quando la scultura fu terminata cercò di farla giungere a Milano dove allora abitavo, ma nel trasporto andò in mille pezzi, tanto era delicata. Angelo allora creò un’altra scultura, ma questa volta decidemmo insieme di lasciarla presso di lui in attesa di trovare un luogo consono per posizionarla in via definitiva.

Nei programmi futuri di Angelo Melaranci c’è una mostra dei suoi lavori sulla deportazione intitolata a Ferdinando Valletti, si terrà probabilmente nelle Marche, dove da qualche tempo si è trasferito con la famiglia.

Biografia dell’artista

Nato a Roma, vive nella zona dei Castelli Romani. Pittore e scultore autodidatta, ama la musica e suona il pianoforte grande passione alla quale fu iniziato dalla madre fin dall’infanzia.. Ricorda ancora oggi i viaggi in corriera con il fratello minore Arnaldo per andare a Marino nella casa del maestro di musica per imparare la nobile arte del pianoforte. I desideri artistici si sono ‘incontrati’ con l’impegno quotidiano del suo lavoro di vigile del fuoco. Il rifugiarsi nella pittura e nella scultura lo aiuta a superare così tanti scontri con la dura realtà che un vigile del fuoco deve affrontare ogni giorno. La campagna, dove si è trasferito in seguito con il padre Ugo, lo stimola con la sensazione di pace che solo essa riesce a dare e a continuare nella ricerca di ispirazione per opere incentrate sul pensiero dell’esistenza nelle sue varie modulazioni. Il ricordo della madre Lionella e la severità compiaciuta del padre Ugo, critico talora scettico dei lavori in corso, lo accompagnano in questo suo personalissimo cammino artistico congiuntamente allo stimolo di moglie, amici e quanti altri che sanno essere imparziali fino all’antipatia.

Le diverse tecniche di espressione

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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