Ma il prezzo da pagare è troppo alto e l’esito non è certo
“Gli europei non hanno scelto la guerra, è stata la guerra a scegliere gli europei. Ecco perché occorre cambiare il nostro modo di pensare, riappropriandoci del realismo senza rinunciare all’idealismo e costruendo un sistema di difesa coerente con i valori democratici che ci hanno pacificato». E siccome c’è la guerra – la cui esistenza non vale mettere in discussione, perché l’ha già accertata ex cathedra Fabbrini – dobbiamo attrezzarci e quindi passare a discutere del come farlo.
E qui viene il bello. La facciamo col modello “nazionale”? Giammai! Gli Usa si sono disimpegnati e «il coordinamento tra governi nazionali, gelosi delle proprie sovranità, è destinato a generare paralisi».
La facciamo con i “volenterosi” (Francia e Germania in testa)? Con «la deterrenza nucleare francese estesa ai volenterosi»? Ma «il punto debole di questo modello risiede, non solamente nell’idea che sia possibile fare a meno delle risorse militari americane, ma che i volenterosi accettino una gerarchia tra di loro».
E si arriva così all’apoteosi. La facciamo come abbiamo fatto con l’euro. Lo stesso identico disastro economico e istituzionale, aggiungiamo noi («all’interno dell’Unione europea si crea un sistema sovranazionale di difesa, così come è sovranazionale il sistema per la gestione della moneta comune»).
Essenzialmente, vedono il Rearm EU come l’ultima disperata opportunità per aggregare finalmente un blocco che finora ha fallito tutti i suoi obiettivi, primo tra tutti quello di creare un’unione politica.
Gli italiani però non ci stanno e non ci staranno mai. L’UE ha portato solo male ai vari Stati membri, ora perfino alla Germania.
Il PNRR? Sono solo debiti e c’è chi per potermi usufruire ha finanziato tutto il finanziabile anche se inutile e poi i nostri prodotti agricoli svenduti, i nostri vini messi all’indice, il nostro pescato ributtato a mare.
Basta così, cugini Europei. Arrivederci e grazie.
Manuela Valletti