In queste ore ci si domanda in cosa consisterà la preannunciata ritorsione della Federazione russa agli attentati terroristici compiuti dall’Ucraina. Si possono fare diverse supposizioni, ma se si vuole cercare di pronosticarle con un buon grado di approssimazione, bisogna e restringere il campo delle opzioni partendo da alcuni dati di fatto.
1) Quel che ha dichiarato Putin. In pratica (e in sintesi) il leader russo sostiene che l’Ucraina ha perso la caratteristica di normale Stato riducendosi a mero territorio governato da terroristi.
2) La risposta agli attentati terroristici ucraini non è stata immediata: i russi potevano reagire subito con un diluvio di bombardamenti. Non lo hanno fatto. In tutta evidenza vogliono fare qualcosa che richiede una certa preparazione, la quale comprende anche la necessità di tranquillizzare – sulla natura e il proposito della rappresaglia – alcuni soggetti del campo avverso a partire da Trump. Con tutta probabilità avvertendo che non si tratterà del prodromo di una escalation ma di un’azione circoscritta, che avrà un inizio e una fine.
3) Le telefonate con Trump e il Papa. I due interlocutori sono sicuramente stati informati del fatto che la dura ritorsione russa è inevitabile, ma che per quanto eclatante non rappresenterà un cambio di rotta rispetto agli intenti dichiarati a sostegno dell’Operazione Speciale Militare.

Se dunque si tratta di rispondere alle azioni di una centrale terroristica è lecito supporre che nell’ottica di Putin si deve colpire chi è preposto a compiere e guidare le imprese terroristiche: i centri di comando e le persone che li presiedono. Dunque palazzi istituzionali e governanti. Non credo si arrivi a colpire direttamente Zelensky, ma componenti di spicco del suo entourage sì. E supporre che ci saranno distinzioni, per esempio tra la sede del Governo e quella del Parlamento. In altre parole la Russia – se questa sarà la risposta – non adotterà la stessa indiscriminata metodologia di Israele nei confronti di chi viene declinato come terrorista. Opererà in modo chirurgico e selettivo. Di certo se mi chiamassi Vasyl Malyuk (capo dei servizi segreti ucraini, SBU) e risiedessi in uno dei ministeri governativi (palesi o occulti) mi preoccuperei un po’… In ogni caso non è neppure da escludere (sempre se la ritorsione avrà la caratteristica che qui ho illustrato) che anche qualche alto “consigliori”, britannico o francese che sia, operativo in Ucraina possa terminare la sua carriera nel corso dell’operazione russa.
Ovviamente la mia è solo un’ipotesi su quanto potrebbero fare i russi. Vedremo…

Maurizio Ulisse Morelli

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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