Oggi il Prof. Bassetti scaglia il suo dardo contro il panico dilagante accentuato su tutto il territorio nazionale da radio e televisione e io credo che abbia ragione.

Non voglio tediarvi, ma voglio dirvi che, fermo restando le norme prescritte per la sicurezza individuale e collettiva contenute nel DPCM (nessun assembramento, mascherina, distanza fisica, lavaggio delle mani e, nel caso delle regioni definite Rosse, divieto di circolare se non nei pressi di casa o per motivi imprescindibili e con autocertificazione), ciò che veramente risolverebbe, almeno in parte, la situazione pandemica è l’attivazione di un PROTOCOLLO PER LE CURE A DOMICILIO per chi ha sintomi lievi della malattia e potrebbe essere curato a casa.

Inspiegabilmente a 6 mesi dall’inizio della pandemia, il Ministero della Salute, sempre tanto pronto a vietare a destra e a manca, non si è preoccupato di creare questo protocollo. Alcuni bravi medici lo hanno creato da soli (nel piacentino) e hanno evitato l’ospedalizzazione dei loro pazienti che sono tranquillamente guariti a casa loro.

Certo che l’adozione del Protocollo per le cure a domicilio deve prevedere una organizzazione accurata e un supporto ai medici di famiglia oltre alla dotazione di strumenti come l’ecografo portatile, che consentono una diagnosi e quindi una cura adeguata al caso.

Perchè nessuno prende in considerazione questo aspetto? Un modo di affrontare il virus certamente meno impattante sugli ospedali e anche sui pazienti che avrebbero probabilmente meno paura.

Non sono negazionista, conosco persone che si sono ammalate di Covid e sono guarite, certo che la pervicace mancanza di questo strumento per curare a casa i pazienti influisce molto negativamente sul pronto soccorso degli ospedali e francamente mi domando perchè non si provveda.

Non voglio pensar male (introiti economici che gli ospedali non vogliono perdere (quanto viene pagato per un paziente Covid?) ma il fatto che non si affronti questo aspetto della cura tanto importante, è quanto meno, paradossale se si considera che è stato messo un Paese in ginocchio e che gli ospedali sono al collasso proprio per l’afflusso di persone in preda al panico che potrebbero, se supportate, stare a casa tranquillamente.

Rivolgo quindi al CTS del governo, ma anche ai vari presidenti di regione e ai vari assessori alla salute, un accorato appello perchè venga valutata e intrapresa questa via.

Manuela Valletti

Di THEMILANER

foglio informativo indipendente dell'associazione MilanoMetropoli.org

2 pensiero su “PANDEMIA: un appello per l’attivazione delle cure domiciliari con un protocollo definito.”
  1. Buongiorno Giorgio, sembra che da ieri siano state attivate le famose USCA, se funzionano come previsto, saranno un grande vantaggio per tutti noi. Mi riferisco alla regione Lombardia.

  2. Articolo apparso in aprile:
    “Curare efficacemente Covid-19, la malattia che si sviluppa in seguito all’infezione da Sars-Cov-2, si è rivelato subito un’impresa. La ragione è semplice: sino a 3 mesi fa (n.d.r. gennaio) non sapevamo dell’esistenza di questo virus. E’ per questa ragione che al momento ad essere utilizzati sono alcuni “vecchi” antivirali e il plasma delle persone guarite. Nell’attesa di risultati più solidi sul loro utilizzo c’è la necessità sempre più pressante -in vista di una eventuale seconda ondata- di individuare un protocollo di cura che i medici di base potranno somministrare a casa prima che l’infezione da coronavirus evolva richiedendo un ricovero”.
    7 MESI DOPO: l’appello per l’attivazione di cure domiciliari con un protocollo definito è drammaticamente pressante!!! Ci uniamo alla direttrice di THE MILANER, Manuela Valletti, per rivolgere al CTS del governo e ai vari presidenti di regione ,un accorato appello perchè venga valutata e intrapresa questa via.

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